Italia – Cina: crescono investimenti cinesi sulle rinnovabili

La grande opportunita' per le imprese italiane si chiama green economy cinese. Pechino, infatti, dal 2011 al 2020 ha previsto un forte investimento che punta a incentivare le energie rinnovabili e a migliorare l'efficienza energetica industriale del Paese

Italia – Cina: crescono investimenti  cinesi sulle rinnovabili

La grande opportunita' per le imprese italiane si chiama green economy cinese. Pechino, infatti, dal 2011 al 2020 ha previsto un forte investimento che punta a incentivare le energie rinnovabili e a migliorare l'efficienza energetica industriale del Paese. Gia' oggi la Cina e' leader degli investimenti sulle energie rinnovabili: nel 2010 ha investito 49 miliardi di dollari soprattutto nel settore eolico e nella ricerca di tecnologie energetiche verdi. Quello dell'efficienza energetica, comunque, e' un problema che deve essere affrontato al piu' presto, visto che la Cina ha una grande sete di energia come dimostra il sorpasso del 2010 agli Usa, che ha posto Pechino al primo posto nel mondo per consumo di energia. Si prevede che fino al 2030 questo Paese assorbira' un quarto dell'incremento della domanda mondiale di energia e spendera' 130 miliardi di dollari in nuovi impianti di generazione. Ecco perche', nel corso del convegno 'Energia per il futuro, tra Italia e Cina', organizzato da Gianni Origoni Grippo Cappelli Partners, con il patrocinio di Fondazione Italia Cina e la collaborazione di Consilium Comunicazione, Thomas Rosenthal (direttore del Centro Studi Fondazione Italia Cina) ha sottolineato che "le opportunita' migliori per le imprese italiane in Cina risiedono nel settore delle tecnologie ambientali, in particolare nella fornitura di attrezzature avanzate". Il Piano Quinquennale cinese appena archiviato (2006-2010) aveva tra gli obiettivi un -10% delle emissioni piu' inquinanti e un +60% del riciclaggio dei rifiuti solidi industriali. Il nuovo Piano, invece, prevede che entro il 2020 il 15% del fabbisogno energetico cinese venga coperto dalle rinnovabili, incluso idroelettrico e nucleare. Solo l'eolico, infatti, dovrebbe aumentare tra il 15 e il 35% entro il 2015. Dunque, Pechino si sta rapidamente emancipando dalla sua fonte storica, il carbone, considerato ormai troppo inquinante e il nuovo Piano quinquennale prevede di ridurne l'uso del 40/45%. Tra gli accordi virtuosi tra aziende italiane e cinesi e' stato portato come esempio quello tra Enea e HG GBF. Come ha spiegato Piero De Fazio (dirigente Enea) nel marzo 2010 le due aziende hanno sottoscritto un accordo "per lo studio delle potenzialita' della fibra di basalto e delle sue numerose applicazioni", visto che si tratta di un materiale che nella sua produzione garantisce un consistente risparmio energetico rispetto a ferro o acciaio. In particolare Enea, in accordo con il partner, ha focalizzato la propria attivita' sul campo dell'edilizia, dell'auto, della nautica e dell'eolico. Accanto a Gian Battista Origoni, animatore dell’incontro, il console Economico e Commerciale per la Cina, Li Bin e il presidente della Camera di commercio Italo Cinese, Mario Zanone Poma. Sullo sfondo l’impegno delle imprese italiane ed in particolare quelle lombarde, alla conquista di mercati strategici come quello cinese. La Cina ha sete di energia: si prevede che fino al 2030 assorbirà un quarto dell’incremento della domanda mondiale di energia e spenderà 130 miliardi di dollari l’anno in nuovi impianti di generazione. E’ leader mondiale negli investimenti sulle energie rinnovabili: solo nel 2010 ha investito 49 miliardi di dollari soprattutto nel settore eolico e nella ricerca di tecnologie energetiche verdi. Partendo da tale scenario, l’incontro illustrerà le opportunità di business per le imprese italiane che, attraverso il know-how e l’eccellenza tecnologica che le contraddistingue, potranno beneficiare delle potenzialità di un mercato enorme. Inoltre, l’incontro presenterà alcune soluzioni innovative, quali la fibra di basalto, che possono essere importate dalla Cina per il risparmio energetico. “Le Pmi italiane, molto spesso, hanno una scarsa cultura delle dinamiche che governano l’export verso paesi impegnativi come l’India o la Cina - dice Stefano Beghi, partner del gruppo di Gianni Origoni – e noi offriamo a queste imprese la nostra esperienza ed il vantaggio che, come unico interlocutore, siamo in grado di mettere a disposizione i nostri contatti.

Il nostro gruppo, infatti, è presente in Cina ed è in grado di fare il facilitatore nei contatti con una realtà così dinamica. A breve – conclude Beghi – un importante gruppo di stato della Repubblica Popolare Cinese, che opera nelle componenti del fotovoltaico, sarà in Italia alla ricerca di partner credibili. Noi saremo al loro fianco”.

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