Iveco si allea a Hyundai sui furgoni del futuro. In Borsa il settore crolla

Obiettivo: creare sinergie su green, connettività e guida autonoma. Ma la stagflazione fa paura

Iveco si allea a Hyundai sui furgoni del futuro. In Borsa il settore crolla

Iveco Group, a poco più di due mesi dallo scorporo da Cnh Industrial, firma la sua prima importante lettera d'intenti, e lo fa con il colosso sudcoreano Hyundai. Già in autunno, quando era in corso la preparazione dello spin-off, indiscrezioni davano per probabile un'intesa di Iveco con Hyundai, anticipazione pubblicata da il Giornale lo scorso 1 ottobre. E ieri è arrivata la conferma. Del resto, lo stesso ad di Iveco Group, Gerrit Marx, nel presentare il piano strategico a novembre, si era soffermato sull'importanza di stringere collaborazioni in viste delle sfide imminenti e future. Per i due gruppi, l'avvio della partnership rappresenta «un passo preliminare nella valutazione del potenziale di una cooperazione nei campi della tecnologia e delle piattaforme, compresi componenti e sistemi». Tra le aree di possibile interesse reciproco ci sono propulsioni e piattaforme elettriche, inclusi sistemi a celle a combustibile, automazione e connettività per i veicoli commerciali.

L'asse Iveco Group-Hyundai non interferirà con quello tra Iveco Group e l'americana Nikola. In quest'ultimo caso, infatti, la collaborazione verte sui sistemi elettrici e a idrogeno solo per i veicoli pesanti, mentre con i coreani l'accordo riguarda principalmente i commerciali leggeri, medi e i pullman.

Da parte sua, grazie agli sviluppi futuri dell'alleanza, Hyundai beneficerebbe della potente rete commerciale europea di Iveco Group. Mentre, sempre nel Vecchio continente, Hyundai continua a sperimentare in Svizzera la nuova generazione del suo primo camion a fuel cell a idrogeno prodotto in serie.

Da questo accordo, come dal recente piano strategico di Stellantis, però nessun riflesso positivo in Borsa. Anzi, i titoli sono oggetto di pesanti cadute: ieri -3,24% a 6,13 euro per Iveco Group e -6,40% a 12,93 euro per Stellantis.

«La colpa - afferma un osservatore - è la scenario di stagflazione che si prospetta. A pesare sono le conseguenze sugli approvvigionamenti dalla Russia a causa della guerra e delle sanzioni: Mosca esporta il 25% del gas mondiale, l'11% del petrolio, il 13% dei fertilizzanti, il 17% del carbone e poi ci sono l'acciaio e l'alluminio».

«Il prezzo è ciò che paghi, il valore è ciò che ottieni»: mai come oggi - spiega l'analista Roberto Russo, a proposito del momento nero delle Borse - questa celebre frase, pronunciata nel lontano 2008 da Warren Buffett, torna di attualità, con il mondo, non ancora uscito da due anni di pandemia, nuovamente travolto da una crisi politica e finanziaria globale causata dall'assurda quanto tragica guerra tra Russia e Ucraina».

Russo entra quindi nel dettaglio: «Ne fanno le spese tutti i titoli azionari, incluso Iveco Group che, nonostante il ritorno all'utile netto e una crescita dei ricavi del 22% nel 2021, ha perso circa il 40% dal 3 gennaio, giorno dello scorporo da CnhI e dello sbarco in Borsa; e neppure la firma della lettera d'intenti con Hyundai, finalizzata a collaborare su tecnologie e forniture con potenziali reciproci enormi vantaggi, in termini di economie di scala, ha fermato la caduta del titolo». Quanto a Stellantis e alla francese Faurecia (per il big della componentistica ieri -7,7%), hanno perso, da inizio anno, rispettivamente il 22% e il 40% circa, mentre Ferrari e Cnh Industrial hanno ceduto il 25% e il 15% circa.

«Non resta che tenere i nervi saldissimi - osserva Russo - e ricordare che il differenziale positivo tra il valore di un'azienda di qualità, come quelle appena citate, e la rispettiva quotazione borsistica, è massimo nei momenti di panico».

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