Jonella Ligresti dai domiciliari al carcere in poche ore

Jonella Ligresti dai domiciliari al carcere in poche ore

Oltre il danno la beffa: Jonella Ligresti, secondogenita di Salvatore, si vede annunciata la scarcerazione ieri mattina, dopo quasi tre mesi di prigione; ma subito dopo arriva il dietrofront del tribunale. Niente da fare, la manager resta in cella. Un episodio quasi grottesco, spiegabile solo con la spaccatura che ormai vivono i protagonisti dell'inchiesta torinese su Fondiaria Sai: con la Procura ormai pronta a scarcerare tutti gli indagati, e il nuovo giudice preliminare Eleonora Pappalettere (che ha ereditato il fascicolo da pochi giorni) schierata sulla linea dura.
Jonella Ligresti, presidente del comitato esecutivo di Fonsai, è accusata di falso in bilancio e false comunicazioni al mercato insieme al padre Salvatore e ai fratelli Giulia e Paolo.
Ma mentre il padre e il fratello scampavano al carcere (il primo per l'età, il secondo perché residente in Svizzera) e la sorella veniva scarcerata dopo avere patteggiato una condanna a due anni e otto mesi di carcere, le richieste di scarcerazione di Jonella si erano sempre scontrate con i «no» della Procura della Repubblica. Invece, sabato scorso, entrambi i pm avevano espresso parere favorevole agli arresti domiciliari sia per la Ligresti sia per l'ex ad della compagnia, Emanuele Erbetta. Ieri mattina l'Ansa annunciava che il giudice preliminare aveva accolto la richiesta. E poco dopo in cancelleria la notizia era confermata ai collaboratori dei difensori di Jonella, Lucio Lucia e Marco Salomone.
Invece, nel pomeriggio, la doccia fredda: richiesta respinta, esce solo Erbetta che viene portato ai domiciliari, a Novara. Jonella resta in galera. I difensori rimangano di sasso.
«Deve esserci stato un equivoco - commenta Lucia - che non mi spiego. È incredibile.

Siamo assolutamente sorpresi da questa ordinanza che va anche contro il parere dei pm. La carcerazione di Jonella Ligresti sta diventando una pena anticipata, senza processo, per una persona che si sta difendendo negando gli addebiti».

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