Troppi fronti caldi in queste settimane per la Fiat di Sergio Marchionne: la protesta degli operai siciliani di Termini Imerese; l’incontro del 21 dicembre a Palazzo Chigi con il premier Silvio Berlusconi, i sindacati e le parti sociali sul piano produttivo per l’Italia; il disappunto dei 232 dipendenti del Centro stile e progettazione Alfa Romeo di Arese costretti a trasferirsi a Torino. Per allentare la tensione, il Lingotto ha deciso di sospendere per tre mesi il passaggio di queste persone a Torino.
In questo periodo i dipendenti, oltre a continuare a usufruire della cassa integrazione, avranno modo di cercare, anche con l’aiuto della Fiat, un’eventuale nuova soluzione lavorativa nelle vicinanze del luogo di residenza.
Scaduti i tre mesi si prospetteranno due possibilità: trasferirsi, come previsto, a Torino dove saranno presi in carico dalla Fiat; respingere l’offerta di cambio della sede. Dei 232 dipendenti, professionalità legate per lo più alla progettazione e al design di auto, una cinquantina a oggi risulta aver già trovato un lavoro a Torino, la maggior parte all’interno di Fiat Group Automobiles.
L’«operazione-simpatia» avviata dal Lingotto trova i sindacati sulle barricate: «La sospensione dei licenziamenti mascherati da trasferimenti - secondo la Fiom - è il primo risultato della tenacia con cui le lavoratrici e i lavoratori hanno saputo opporsi alla Fiat. Nei tre mesi che ci separano da quella data continueremo a batterci per contrastare la scelta del gruppo di abbandonare Arese, continueremo a chiamare in causa l’azienda e tutti i soggetti che si sono impegnati per la reindustrializzazione dell’area, e a mobilitarci per mantenere e sviluppare una presenza industriale innovativa ad Arese».
Per Marchionne, dunque, si prospettano settimane incandescenti. L’«operazione-simpatia», anche in vista delle festività natalizie, è servita a poco.
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