Standard & Poor’s non «perdona» Fiat nonostante l’ottimo andamento di Chrysler. L’agenzia di rating ha tagliato il giudizio di lungo termine del Lingotto da «BB» a «BB-». L’outlook adesso è stabile.
La decisione, si legge in una nota, «riflette la debole performance di Fiat in Europa che costituisce una minaccia per la redditività e per il cash flow». Non è un mistero che senza il benefico apporto della casa di Auburn Hills, i conti del Lingotto nel primo trimestre 2012 si sarebbero chiusi con una perdita netta di 273 milioni di euro. Ecco perché, secondo gli analisti di S&P’s, «il profilo di rischio più appropriato per Fiat è “aggressivo“ rispetto al precedente “significativo“». D’altronde, si evidenzia nel comunicato, nei primi tre mesi del 2012 il gruppo nel Vecchio Continente ha registrato un calo delle immatricolazioni del 20% a fronte di una media del settore del -7 per cento.
«Fiat continuerà a patire la crisi di sovrapproduzione del comparto auto e il contestuale sottoutilizzo dei suoi siti produttivi in Europa nei prossimi anni», aggiunge Standard & Poor’s che non manca di rimarcare come il mercato-core dell’azienda guidata da Sergio Marchionne sia caratterizzato da una domanda debole. Anche S&P’s si pone la domanda sui rischi derivanti dalla contrazione degli investimenti in Europa ritardando la produzione di nuovi modelli per non disperdere liquidità (una scelta che potrebbe minacciarne la competitività in termini di quote di mercato). La risposta è retorica: il futuro di Fiat, secondo S&P’s dipende ormai dal Brasile e da Chrysler. La liquidità (10,3 miliardi a fine 2011) va quindi preservata.
Le simulazioni di un ipotetico default nel 2015 hanno evidenziato che Fiat-Chrysler darebbe più garanzie di recupero attraverso una riorganizzazione che non con la liquidazione, come testimoniato da un enterprise value stimato in 8,8 miliardi in un simile scenario.La Borsa non ha drammatizzato e Fiat è salita dello 0,59 per cento.
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