L'Abi sceglie il suo mastino Ma tra i soci è guerra aperta

Una parte della base, piccole banche in testa, continua a volere Abete, che però si dice indisponibile. E Profumo (Mps) avanza ancora

Tra gli «azionisti» dell'Abi infuria la battaglia. Il pomo della discordia questa volta è la scelta del nuovo capo del «Casl», il comitato interno che segue i negoziati con i sindacati, oggi sul tavolo del comitato esecutivo. Per l'intera giornata di ieri buona parte della base di Palazzo Altieri, piccole banche in testa, ha continuato a volere (e a difendere) la candidatura di Luigi Abete. In tarda serata, però, la doccia fredda: lo storico presidente di Bnl ed ex presidente di Confindustria, pur lusingato della proposta, avrebbe ribadito la propria indisponibilità all'incarico. In sostanza, a poche ore dal voto, la poltrona del «Casl» resta vacante: il prescelto sarà l'«ariete» chiamato a sfondare il muro dei sindacati sul contratto nazionale, da cui dipende la stessa struttura delle filiali del futuro.Mentre Intesa Sanpaolo e Unicredit sembrano ormai giunti a un compromesso, sta quindi guadagnando ulteriore terreno l'alternativa rappresentata da Alessandro Profumo, la cui candidatura è stata peraltro subito sponsorizzata da un altro «partito» interno all'associazione. Sia chiaro: nessuno nega le capacità di Profumo, ma vista l'austerity che si vuole imporre al contratto nazionale, alcuni ritengono politicamente più indicato che a negoziare con i sindacati fosse Abete: in sostanza, i detrattatori avanzano il timore che la maxi-liquidazione percepita 4 anni da Profumo all'uscita da Unicredit diventi un boomerang. Qualche dubbio sarebbe stato (informalmente) sollevato anche dal fronte delle Fondazioni.La mancata elezione di Profumo all'Abi lascerebbe tuttavia aperto il vulnus con Mps, perché proseguirebbe il «purgatorio istituzionale» conseguente allo scandalo di Giuseppe Mussari.Eletto il secondo «governo» Patuelli, Siena resta infatti l'unica grande banca a non occupare poltrone di vertice: Palazzo Altieri ha assegnato una vicepresidenza a testa a Unicredit (Roberto Nicastro) e Intesa Sanpaolo (Gian Maria Gros-Pietro), cui si aggiungono per le popolari Miro Fiordi (Creval) per le casse di risparmio Giuseppe Ghisolfi (CariFossano) e per gli istituti esteri Flavio Valeri (Deutsche Bank). Un imbarazzo tanto reale che, secondo indiscrezioni, era stata fatta una avance per guidare il «Casl» anche al capo azienda del Monte, Fabrizio Viola.

Chiunque avrà il consenso delle urne sarà il «grande negoziatore» del nuovo contratto nazionale, subentrando a Francesco Micheli, il «mastino di razza» ex Ca' de Sass cui si devono tutti i più recenti accordi della categoria. Il prossimo incontro, da confermare, è in agenda il 28 luglio.

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