L'Abi torna all'attacco di Bruxelles: "Il no della Ue è costato 12 miliardi"

Il direttore generale Sabatini non esclude la richiesta di danni

L'Abi torna all'attacco di Bruxelles: "Il no della Ue è costato 12 miliardi"

Il mancato intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi nel salvataggio delle banche in crisi ha comportato per il sistema bancario italiano un esborso di 12 miliardi. È la stima fornita dal direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini, ieri a margine del Forum Confcommercio. Sabatini è tornato sulla sentenza del Tribunale Ue, che ha bocciato l'operato della Commissione europea guidata da Margrethe Vestager sulla vicenda Tercas. «La decisione adottata da Bruxelles ha impedito l'utilizzo dei fondi del Fitd per effettuare quegli interventi preventivi che in passato hanno consentito di minimizzare oneri crisi - riassume - questo ha comportato che venendo meno quella strada fossero adottate misure più traumatiche. Il problema nasce dall'interpretazione che la sentenza commissione europea ha dimostrato errata che vedeva negli interventi del Fondo un aiuto di stato».

Secondo Sabatini quindi «i maggiori oneri derivanti dall'impossibilità di utilizzare il Fondo hanno comportato un esborso a carico delle altre banche di circa 12 miliardi che sarebbero stati usati in maniera più produttiva per fare credito e ricapitalizzare le banche. Sicuramente c'è stato un impatto negativo per l'intero settore derivante da questa interpretazione del quadro normativo europeo». La sentenza apre la porta alle possibilità di chiedere un risarcimento: «Credo che il danno che il settore bancario ha subito anche in termini di reputazione, di eccessive svalutazioni di crediti deteriorati, debba essere ristorato. Ora è stata restituita la possibilità ai sistemi di garanzia di depositi italiano e europei di fare interventi precoci per la gestione preventiva delle crisi delle banche, quindi c'è uno strumento in più. Una volta che la sentenza sarà passata in giudicato saranno verificate tutte le strade percorribili».

Nel frattempo, l'Abi è impegnata a chiudere il contratto di settore: domani i sindacati bancari presenteranno a Milano, la piattaforma rivendicativa per il rinnovo del contratto nazionale dei 300.000 lavoratori del settore creditizio, scaduto a dicembre scorso e prorogato fino al 31 maggio.

Tra le richieste, un aumento medio per ciascun addetto di 200 euro mensili, il diritto alla disconnessione, lo stop alle esternalizzazioni, la difesa dell'area contrattuale, una cabina di regia per la digitalizzazione e anche il ripristino dell'articolo 18 per il diritto al reintegro in caso di licenziamenti illegittimi.

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