Il settore dell'acciaio rischia il collasso per colpa del dumping cinese. E' l'allarme lanciato da diversi ministri europei dell'Economia che puntano il dito contro la violazione delle regole sulla concorrenza da parte delle aziende del Dragone. In una lettera comune indirizzata alla Commissione europea e al consiglio, i ministri tedesco Sigmar Gabriel, francese Emmanuel Macron, italiano Federica Guidi, polacco Mateusz Morawiecki, britannico Sajid Javid, belga Kris Peeters e lussemburghese Etienne Schneider chiamano l'Ue ad «utilizzare tutti i mezzi disponibili» e «agire con forza per rispondere a questa nuova sfida. Sale dunque la tensione sulla sorte del comparto siderurgico e aumenta la pressione su Bruxelles per cercare di bloccare il tracollo di cui Pechino, con le sue esportazioni di massa sottocosto, viene ritenuta responsabile. A spingere è la stessa industria su cui pende la spada di Damocle della concessione a fine anno dello status di economia di mercato a Pechino e che implica la fine dei dazi antidumping. E che per lunedì prossimo annuncia una grande marcia di protesta a Bruxelles, in concomitanza con la Conferenza di alto livello sull'acciaio convocata dalla Commissione Ue, la quale assicura di «condividere» le preoccupazioni del settore. Secondo le stime di Aegis, sono a rischio fino a 3,5 milioni di posti di lavoro in Ue, anche se uno studio di Bruxelles parla di soli 211mila. Eppure, nonostante le previsioni sull'andamento del settore siano tutt'altro che rosee, c'è ancora chi vuole investire.
Come il gruppo Marcegaglia che in queste ore sta preparando la manifestazione d'interesse per l'Ilva per poter accedere alla data room e scandagliare i numeri del colosso tarantino. I termini per l'avvio della procedura di vendita degli asset termina entro le 18 di domani. Resta da capire, se l'offerta si concretizzerà, con chi deciderà di allearsi l'azienda di famiglia della presidente dell'Eni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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