Dopo Parmalat, tocca a Galbani. I francesi di Lactalis, che nel 2011 si sono comprati la Parmalat «risanata» dalla gestione Bondi - con in pancia 1,5 miliardi di liquidità - e nel 2012 hanno iniziato a tagliare il business italiano, tornano a ristrutturare e annunciano la chiusura di due stabilimenti a marchio Galbani, brand che controllano dal lontano 2006.
La famiglia Besnier - che attraverso Lactalis è titolare anche dei marchi President, Invernizzi, Cademartori, Locatelli e Vallelata - ha studiato un nuovo piano per contenere i costi che prevede la chiusura del sito di Caravaggio, in provincia di Bergamo, stabilimento in cui lavorano 218 dipendenti, e il reparto di confezionamento del gorgonzola a Introbio in provincia di Lecco, dove sono impiegate 8 persone. Ad annunciare i nuovi piani della famiglia francese sono stati ieri i sindacati Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, proclamando lo stato d'agitazione negli stabilimenti del gruppo, contro una decisione «che sacrificherebbe 226 posti di lavoro». I sindacati, infatti, non vedono con favore le mosse dei francesi che puntano a ridurre i costi fissi garantendo di ridistribuire i volumi produttivi negli stabilimenti di Casale Cremasco (Cremona), Certosa di Pavia e Corteolona (Pavia), dove verrebbero ricollocati i lavoratori, con percorrenze medie superiori ai 50 km per il trasferimento.
«Il coordinamento unitario - spiegano i sindacati - esprime un giudizio estremamente negativo in quanto tale decisione modifica sostanzialmente la strategia del gruppo francese, decidendo di intervenire in modo drastico sulla struttura Lactalis-\Galbani in Italia. Non si tratta solo di tutelare i lavoratori a tempo indeterminato, ma anche quelli a tempo determinato e gli stagionali che gravitano intorno all'impianto».
«Stiamo lavorando per cercare nuovi volumi produttivi e assicurare una crescita dei nostri stabilimenti in Italia, ma per farlo dobbiamo essere più efficienti e competitivi - ha spiegato Giulio Ferrari, direttore industriale dell'azienda in Italia - . La chiusura dello stabilimento di Caravaggio è stata una decisione dolorosa, ma ci consente di avere una struttura industriale più solida, presupposto fondamentale per pianificare nel prossimo futuro, e in grado di rispondere anche a una auspicabile ripresa dei consumi». Ma a conti fatti, la gestione francese finisce nuovamente nell'occhio del ciclone.
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