Lagarde torna alla carica: «La Bce deve agire in fretta»

Christine Lagarde e Mario Draghi
Christine Lagarde e Mario Draghi

Mario Draghi mal sopporta di essere tirato per la giacchetta. L'autonomia decisionale della Bce è considerata sacra, essendo un caposaldo previsto dallo statuto. I lunghi mesi in cui la barra della politica monetaria è stata mantenuta dritta nonostante le avvisaglie di deflazione, la forza dell'euro e una ripresa fiacca, hanno però esposto Francoforte alle sollecitazioni esterne di quanti invocavano un'azione. In quest'opera di moral suasion si è particolarmente distinta la direttrice del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde. Decisa, a quanto pare, a non mollare la presa, forse in ossequio al principio che repetita juvant: «La politica monetaria in Europa dovrebbe dare ulteriori impulsi per la crescita, perchè l'inflazione così bassa comporta ulteriori rischi», ha detto ieri. L'ennesima invasione di campo destinata, prima o poi, a essere stigmatizzata dal capo dell'Eurotower? «Lo so che a Draghi non piacciono i consigli, ma cosa dovremmo fare? Noi diciamo la nostra opinione quando è necessaria».
È comunque singolare che l'Fmi torni alla carica proprio ora. La scorsa settimana la Bce ha infatti lasciato intendere l'intenzione di intervenire in giugno con misure di stimolo. È la prima volta che viene indicato un elemento temporale preciso. Seppur la mossa sia legata all'andamento di due variabili-chiave come l'andamento dei prezzi e del Pil, ciò è bastato per stabilizzare l'euro sotto quota 1,38. Un segnale preciso della credibilità e del carisma che l'ex governatore di Bankitalia ha saputo costruirsi durante il suo mandato. Questa doppia dote gli viene peraltro riconosciuta anche dalla stessa Lagarde: «In modo molto abile lui ha trovato le parole giuste al momento giusto. Nessuna parola è stata lasciata al caso».
Già. L'impressione, tuttavia, è che stiamo assistendo a una sorta di tregua armata in attesa dello sviluppo degli eventi, con qualche segnale di nervosismo quasi impercettibile. Ieri, per esempio, il Tesoro ha collocato 6,5 miliardi di Bot annuali. Buona la domanda, ma i tassi sono saliti allo 0,65%, sei punti base in più rispetto all'asta precedente. Il fenomeno, spiegano gli esperti, è legato a una riduzione della liquidità nel circuito euro, destinata a rientrare non appena la Bce chiarirà la natura degli interventi. Che farà Draghi? L'interrogativo è, per ora, senza risposta. L'ex falco Ewald Nowotny, governatore della Banca d'Austria, è convinto che un taglio dei tassi non sarebbe un segnale abbastanza forte: «Meglio un pacchetto articolato di misure». Ma è difficile che Draghi cali sul tavolo tutte le carte. Più probabile la riduzione del costo del denaro abbinata a una manovra tesa a portare sotto zero i tassi sui depositi.

Poi, dopo l'estate, e se la situazione economica e lo stato di salute delle banche lo richiederanno, si potrà ricorrere all'arsenale delle armi non convenzionali. E, per la prima volta, si vedrà in azione il quantitative easing in salsa europea.

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