Economia

L'Agenzia delle Entrate ha 795 miliardi di tasse non riscosse

Secondo l'ultimo rendiconto generale dello Stato redatto dalla Corte dei Conti solo il 4,8% del totale di tasse evase è realmente recuperabile

L'Agenzia delle Entrate ha 795 miliardi di tasse non riscosse

Sono 795 i miliardi di tasse evase che l’Agenzia delle Entrate deve ancora riscuotere. È questa la cifra che risulta dall’ultimo rendiconto generale dello Stato redatto dalla Corte dei Conti.

Le notizie sui conti dello Stato si fanno ancora più nere dal momento che i magistrati contabili, nella loro relazione, spiegano che soltanto il 4,8% del totale è recuperabile. Ma che fine hanno fatto gli altri 768 miliardi? Il problema, come spiega la Stampa, sta nelle cosiddette rettifiche. L’Agenzia delle Entrate negli anni ha chiesto di abbattere 534,2 miliardi di residui lordi, pari a 552,6 miliardi netti. Di questi ben 117,6 sono a carico di soggetti falliti e altri 65,3 riguardano persone decedute oppure ditte che hanno chiuso e, pertanto, da questi contribuenti, si può ottenere soltanto il 2,5% dell’arretrato. In totale 4,5 miliardi. Altri 242,8 miliardi sono legati a procedure esecutive e cautelari che a loro volta non produrranno alcun incasso ed altri 75,9 miliardi di cartelle intestate a soggetti risultano nullatenenti all’anagrafe tributaria. Per fare cassa restano i creditori solvibili (8 miliardi recuperabili su 50,9 di debito netto) e gli importi già rateizzati (altri 14,48 miliardi).

I conti di Equitalia sono addirittura messi peggio. Il totale dei crediti non riscossi sale a 1.058 miliardi. A questa cifra bisogna togliere i crediti annullati dagli stessi enti che avevano emesso le cartelle esattoriali, le somme difficilmente recuperabili, quelle sospese dopo sentenze e forme di autotutela. Si passa così da 1.058 a 506 miliardi recuperabili. Tale cifra scende ulteriormente perché si devono sottrarre le operazioni di recupero non andate a buon fine (60% del totale), gli importi già riscossi (81 miliardi) e quelli rateizzati (24,5). Ad Equitalia restano così soltanto 85 miliardi o, secondo altre stime, 51-55 miliardi di cartelle esattoriali realmente “lavorabili”. Se si applicasse l’aliquota del 4,8 indicata dalla Corte dei Conti per il totale del residuo, il Tesoro dovrebbe incassare tra 2,4/2,6 miliardi di euro ma Padoan, rottamando le cartelle, punta a racimolare 4 miliardi. È per questo che nel decreto che cancella sanzioni e more di Equitalia il governo pensa di introdurre una norma anti-furbetti.

Chi ha in corso la rateizzazioni o dei pagamenti in sospeso potrà accedere alla rottamazione a patto che “risultino adempiuti tutti i versamenti con scadenza dall’1 ottobre al 31 dicembre 2016”, dato che la norma-Equitalia entrerà in vigore solo nel 2017.

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