Economia

L'allarme di Confindustria sulla ripresa economica

Il Centro studi di Confindustria evidenzia i rischi per l'economia. Pesano il Covid e le tensioni sulle materie prime

L'allarme di Confindustria sulla ripresa economica

Confindustria lancia l’allarme sulla solidità della ripresa economica. Secono gli industriali italiani, il ritorno dell’incertezza sui mercati è dovuto all’avanzata della variante Delta del Covid. L’incedere della pandemia pone infatti una serie di interrogativi sulla capacità del sistema produttivo di sostenere i ritmi positivi registrati negli ultimi mesi. Il rapporto prodotto dal Centro studi di Confindustria evidenzia come gli imprenditori siano ancora “ottimisti”, condizione che però sfuma di fronte alle “attese sul medio periodo”. Gli operatori economici, secondo le indagini qualitative condotte nella prima metà di luglio, continuano comunque “a essere ottimisti, benché i timori legati a nuove restrizioni conseguenti alla diffusione della variante Delta stiano iniziando a intaccare le attese di medio periodo. Le indagini di fiducia di agosto potrebbero cogliere in pieno tali preoccupazioni”, rimarca la nota che accompagna lo studio.

In un orizzonte di medio periodo si addensano rischi derivanti dall'aumento dei contagi dovuti alla variante Delta e dalle prospettive di reintroduzione di ulteriori limitazioni su spostamenti e attività produttive. In luglio, comunque, l'indagine sulla fiducia degli imprenditori manifatturieri - condotta nelle prime due settimane del mese - non ha colto tali preoccupazioni e l'indice è salito su livelli storicamente elevati. Confindustria rivela però che i risultati di un’altra indagine abbiano raggiunto i livelli registrati ad aprile 2020; parallelismo in grado di rivelare le paure di una recrudescenza nel numero di infezioni.

I dati raccolti dal Centro studi di Confindustria evidenziano un primo rallentamento. Dopo un secondo trimestre 2021 in cui la produzione industriale italiana è salita a un ritmo vicino a quello rilevato nel primo (1,0% vs 1,3%), il terzo parte con un abbrivio negativo: “In luglio si stima un calo dell'attività dello 0,7%”. Il dato, spiega l'indagine, è legato “Sia a un maggiore ricorso alle scorte di magazzino, necessario per soddisfare l'afflusso di ordini, sia ad alcune strozzature dell'offerta lungo la filiera produttiva internazionale dovute alla scarsità di alcune componenti e materie prime”. Secondo quanto è stato rilevato dall'indagine sulle Pmi del manifatturiero (Ihs-Markit), iniziano a emergere anche in Italia gli effetti della scarsità di materie prime e di componenti, fattori che hanno determinato un blocco delle catene globali di fornitura, provocando strozzature nell'offerta in particolare in alcuni settori (automotive, elettronica, macchinari). Il peggioramento degli indicatori relativi a lavoro inevaso e tempi medi di consegna dei fornitori riflette questi crescenti problemi di approvvigionamento che tendono a frenare l'espansione dell'attività - nonostante un aumento delle commesse - e creano pressioni sulla capacità produttiva.

I dati sull’incremento della domanda interna autorizzano però a correggere i sentimenti particolarmente negativi. Gli ordini in volume avanzano in luglio dell'1,2% sul mese precedente (+8,8% su luglio 2020) e in giugno del 2,3% su maggio (+13,6% annuo).

Aumenti considerevoli che dovranno fare i conti con le tensioni sul mercato delle materie prime.

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