«Non ci sto! Non esiste che una federazione come la nostra, 2.700 aziende, circa 400mila addetti, non trovi ascolto a Palazzo». Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo, non usa mezzi termini per presentare, nel corso della conferenza stampa di fine anno, «uno degli anni più drammatici dal Dopoguerra». E snocciola le cifre: fatturato 2007 a 42,5 miliardi, quota 2012 prevista a 28,5. Ben 14 miliardi di euro in fumo (-33%). Amen. Se non fosse per altri numeri drammatici: oltre 10mila aziende chiuse dal 2007 a oggi, spariti 51.651 posti di lavoro.
«I nostri dipendenti rimasti senza lavoro - interviene il vicepresidente vicario, Giovanni Anzani, numero uno di Poliform - valgono almeno quanto i 19 di Pomigliano, i 50 del Sulcis o i 10mila dell'Ilva. Solo che non fanno rumore».
La caduta verticale dei redditi reali delle famiglie e il blocco dei mutui che ha inciso profondamente sull'indotto della casa, ha trainato nel baratro tutto il macrosistema arredamento. E non si può pensare di sopravvivere a lungo solo con l'export che ancora una volta ha fatto registrare un +10% nei Paesi extra Ue. Il tempo stringe: «Abbiamo notizie - aggiunge Snaidero - che altre aziende stanno per chiudere, forse già entro la fine dell'anno».
Le prospettive per il 2013? Un anno di ulteriori difficoltà per il mercato interno. Ma anche la domanda mondiale potrebbe subire un rallentamento. In che modo, quindi, evitare il collasso del comparto? La risposta-proposta di Federlegno è semplice. E pure efficace: includere gli arredi tra le opere ammesse alla detrazione del 50% già prevista per le ristrutturazioni edilizie.
«Una misura, condivisa da tutti gli attori della filiera - continua Snaidero -: dai sindacati ai costruttori, dai commercianti agli artigiani, che parte dal presupposto che l'arredamento è parte integrante e sostanziale della riqualificazione edilizia e del benessere abitativo delle famiglie. E non comporta incrementi di costi per lo Stato. Proposta, ovviamente ignorata dal governo».
«Un governo, anzi i governi - sottolinea Anzani - presenti solo ai tagli dei nastri, quando ci sono le foto sui giornali. Mai un supporto d'intelligence dalle nostre ambasciate, dai nostri consolati, dallo stesso Ice. In altri Paesi le aziende a grande vocazione export sono sostenute dai rispettivi governi, anche troppo».
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