Che Mario Draghi sia il personaggio dell'anno non ci sono dubbi. E non solo entro i confini nazionali, perché sono ben pochi gli uomini che hanno avuto, in questo 2021, un ruolo di pari peso a livello planetario. Per questo la lettura di «Mario Draghi, l'artefice. La vera storia dell'uomo che ha salvato l'euro» - di Jana Randow e Alessandro Speciale, 334 pagine, da oggi e fino al 13 novembre in edicola con il Giornale a 9 euro più il prezzo del quotidiano - è un tassello importante per comprendere chi è l'economista e banchiere e professore e dirigente di Stato che il 13 febbraio scorso, con il giuramento al Quirinale, ha preso le redini del Paese. E per capire perché proprio il terzo presidente della Bce fosse l'uomo giusto in quel momento unico e drammatico della nostra storia. Non a caso il Giornale ha scelto questo volume per inaugurare la collana de «I protagonisti», le grandi biografie di ieri e di oggi: dai condottieri più valorosi, a santi e navigatori, dai politici più illuminati, ai manager più visionari e agli artisti. Vite di uomini e donne che hanno lasciato un segno.
Gli autori del libro, Jana Randow e Alessandro Speciale, due giornalisti di Bloomberg che hanno seguito da vicino le mosse di Draghi durante gli otto anni passati a Francoforte, hanno scelto di partire dalla targa che il Parlamento europeo gli ha regalato per la sua ultima visita. Dove si legge: «Al presidente Mario Draghi, per aver salvato l'euro». Una sintesi dell'impresa portata a termine durante quella che sembrava fino al 2019 la peggior crisi economica e finanziaria del dopoguerra. Di fronte alla quale, la costruzione di un'unica moneta per 17 nazioni sovrane (per di più nemmeno maggiorenne, essendo nata da 17 anni) ha rischiato seriamente di franare. In realtà la crisi peggiore doveva ancora arrivare. Ed è per uscire dalla pandemia che l'Italia, nel febbraio scorso, ha chiamato Draghi.
Il libro racconta gli anni tra 2010 e 2019, dalle trattative per la successione di Trichet fino alla scadenza del mandato di Draghi. Ma si sofferma anche sulla sua formazione, le esperienze in Bankitalia, e quella al Tesoro. E soprattutto sull'approccio pragmatico e autorevole che gli permette di gestire ogni situazione difficile. Una ricostruzione, scritta con stile e rigore giornalistico, il cui principale pregio è cogliere i passaggi essenziali di questi anni. Dagli inizi, quando la crisi del debito greco mostra quello che fino a quel momento non era ancora chiaro ai popoli dell'Unione: che l'euro era sì una moneta unica, ma i debiti restavano in capo ai singoli Stati; al rapporto con i mercati, che avevano iniziato ad attaccare anche Italia e Spagna e Francia, che porta al passaggio epocale del «whatever it takes».
Per Draghi la scommessa è stata doppia: Prima quella di restare fedele al rigore della Bce - fondata a Francoforte non per caso - e, nello stesso tempo, dare ai mercati il segnale che l'euro fosse irreversibile.
E poi quella di gestire i programmi di acquisto dei titoli pubblici e gli anni di tensione con la Germania, nel rapporto comunque buono con Angela Merkel, ma sempre alle prese con una cultura ancora segnata, a 100 anni di distanza, dal terrore per l'inflazione. Una mission impossible che nelle 300 pagine scritte dai due autori diventa realizzabile. Ottima e ricca la bibliografia e prezioso, come sempre in questi casi, il corposo indice dei nomi.
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