
Il caso di Garlasco infiamma le cronache da settimane nella probabilità che la nuova inchiesta della procura di Pavia con a capo Fabio Napoleone possa restituire verità finora inesplorate. Sono per ora solo ipotesi, ma la presenza di un nuovo indagato per omicidio in concorso, Andrea Sempio, suggerisce che potrebbe esserci qualcosa di nuovo. Servono tuttavia prove granitiche per rivedere un processo con una sentenza di condanna a carico di Alberto Stasi passata in giudicato. E per cercare queste eventuali prove occorrono i reperti della scena del delitto, che pare non ci siano più. Proprio perché si è arrivati a una condanna definitiva, come da prassi, i reperti potrebbero essere stati distrutti, anche quelli più importanti come l'intonaco con l'ormai nota "impronta 33" che sarebbe proprio di Sempio e il Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi.
Proprio quel Dna, in base a quanto si legge su il Messaggero, che ha avuto accesso alla relazione dei periti della procura, pare sia "da 476 a 2.153 volte più probabile che sia dell'indagato rispetto a un ignoto". Ma il materiale genetico su cui mettere le mani per un'analisi approfondita, spiega sempre il quotidiano romano, non c'è più. I periti, inoltre, proprio perché non hanno accesso al campione, non escludono che quelle impronte possano "anche essere frutto di contaminazione". Ma c'è di più, perché non è certa la provenienza di quel Dna, nel senso che non si sa se provenga da sotto o da sopra le unghie, dipende dal metodo utilizzato per il prelievo. Inoltre, sempre dalla relazione, riemerge la presenza di un altro Dna maschile per ora ignoto sull'anulare della mano sinistra di Chiara Poggi. Non appartiene né a Stasi e nemmeno a Sempio. Anche per dare un nome a tutti gli "ignoti" di questo caso, tra Dna e tracce mai associate, gli avvocati della famiglia Poggi hanno chiesto che venga prelevato il materiale genetico di tutti quelli che all'epoca parteciparono alle indagini.

Il lavoro della procura di Pavia senza i reperti chiave, potrebbe essere più difficile del previsto.
È comunque difficile pensare che sia stata aperta un'indagine senza considerare questa possibilità, il che lascia supporre che gli indaga potrebbe avere a sua disposizione elementi che ancora non sono stati resi pubblici, coperti da segreto. Sono tante le suggestioni, spesso infondate, che gravitano attorno a questo caso: in questa fase la procura ha scelto di lavorare in silenzio.