Sinner doma la storia e Djokovic si inchina. "Ma io soffro Alcaraz"

Roland Garros, Jannik in finale contro Carlos. Musetti ci prova, tradito dal fisico

Sinner doma la storia e Djokovic si inchina. "Ma io soffro Alcaraz"
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Ci vuole un fisico bestiale, e questa è stata la differenza tra Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. Ci vorrebbe anche un avversario simile, ma ieri Sinner è stato per Djokovic quello che Alcaraz è stato per Lorenzo, ed è per questo insomma che la finale del Roland Garros sarà tra i due golden boy del tennis moderno: Sinner contro Alcaraz sarà spettacolo. Per fare la Storia d'Italia c'è solo da aspettare.

Quindici anni di differenza: la freschezza atletica e l'attenzione maniacale hanno portato l'attuale numero uno del mondo a superare la leggenda del tennis in set. Djokovic ce l'ha messa tutta per continuare la caccia al suo venticinquesimo slam, ma Jannik ormai l'ha raggiunto e superato, giocando un match tatticamente perfetto e battendolo anche nella sua specialità, il tie-break. È finita 6-4, 7-5, 7-6, una sfida allo specchio, ma quello di Nole rimanda ormai un'immagine con troppe rughe. Bravo Jannik insomma, che è salito ancora più in alto, così come chiedeva coach Cahill. Sfiancando Djokovic, disperatamente aggrappato al servizio e autore di corse a perdifiato dietro la pallina, fino a fargli chiedere un medical timeout alla fine del secondo set per farsi massaggiare la gamba sinistra. D'altronde Sinner, dopo il ritorno dalla sospensione, ha fatto un passo dopo l'altro, inesorabile, ed ora si può giocare la terza finale Slam consecutiva, la prima sua a Parigi senza perdere un set e del nostro tennis dai tempi di Adriano Panatta, 1976: «Ho dovuto giocare il mio miglior tennis: lui ha fatto ancora vedere che modello è per noi giovani, siamo molto fortunati a vederlo giocare ancora a questo livello, è la storia, il più grande. Affrontare una leggenda è difficile, ho cercato di non pensarci sul campo ma prima sentivo la tensione. Voglio godermi il momento così speciale. Domenica sarà complicato: i testa a testa con Carlos ultimamente non mi vengono bene...».

Il sogno di Musetti invece è durato due set, ma è stato bello. Il tennis sa essere crudele, spesso però non mente: Lorenzo si ferma a metà della semifinale del Roland Garros con una coscia in fiamme, quando la fatica di un torneo giocato al livello più alto ha chiesto il conto. Alcaraz va a difendere il suo titolo (4-6, 7-6, 6-0, 2-0 il punteggio per la storia), Lorenzo torna desolato negli spogliatoi. Ma il futuro lo attende a braccia aperte, perché Parigi a dimostrato che è solo una questione di tempo. Decisivo il tie break del secondo set, con Carlos sotto di uno: lo spagnolo alza ancor di più il suo livello, e da quel momento la coscia di Lorenzo comincia a urlare. Il ritiro alla fine è soltanto una conseguenza logica: peccato, era già successo a Monte Carlo, in finale, stesso avversario, stesso risultato. Ma in quel caso Musetti aveva comunque finito il match. Eppure, se si deve tirare un linea, il Roland Garros ha sancito la sua maturità acquisita, in campo e nella testa: «Sono triste e deluso, però so di aver giocato una bella partita: all'inizio del terzo set, al servizio, ho iniziato a perdere forza sulla gamba sinistra, che è peggiorata.

Non volevo fermarmi, ma è stato giusto farlo. Questo è mese che mi ha dato tanto e anche tolto tanto a livello di energie mentali: non è sempre facile mantenere un livello fisico molto alto». Appuntamento al prossimo sogno.

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