L'Eba «promuove» Intesa e Unicredit Bene Ubi e Banco

L'Eba «promuove» Intesa e Unicredit Bene Ubi e Banco

Quattro banche italiane promosse e una «rimandata». È questo il risultato finale degli stress test condotti dall'Authority europea di vigilanza bancaria - l'Eba - sui principali istituti del nostro Paese. La verifica arrivava dopo una serie di ricapitalizzazioni e di altre operazioni di capital management effettuate a livello comunitario per centrare il target prefissato dall'Eba: ossia un Core Tier 1 superiore al 9% dopo aver costituito un buffer aggiuntivo per tenere conto del rischio connesso ai titoli di Stato in portafoglio.
Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Popolare e Ubi Banca hanno superato il test. Ca' de Sass ha raggiunto il 10,1%, Piazza Cordusio il 9,9% e le due popolari il 9,6% (per la veronese) e il 9,2% (per la bresciana). Il Monte dei Paschi si è fermato al 7,2% e, assieme a due istituti ciprioti e a uno sloveno, si trova tra coloro che - per ora - restano sotto osservazione. Come ha spiegato Rocca Salimbeni, si tratta di un monitoraggio virtuale. Lo shortfall di 1,72 miliardi si riduce a 1,44 miliardi considerando la cessione del 60% di Biverbanca e il buy-back sui titoli ibridi conclusi di recente. Considerando queste operazioni, il Monte avrebbe un coefficiente patrimoniale all'8,85% e quindi già vicino al target. Computando anche gli 1,9 miliardi di Tremonti-bond del 2009 l'asticella sale al 10,8 per cento.
Intesa si è limitata a registrare la situazione essendo l'unica italiana che già nell'ottobre 2011, alla partenza del processo di verifica dell'Authority guidata da Andrea Enria, soddisfaceva già i requisiti richiesti. L'ad Unicredit Federico Ghizzoni ha ricordato come le operazioni di rafforzamento patrimoniale (incluso l'aumento da 7,5 miliardi) consentono all'istituto «di essere una grande banca commerciale europea con una eccellente solidità patrimoniale».
Le banche italiane, in buona sostanza, ce l'hanno fatta. Non era un esito scontato considerato che proprio il fattore-Btp le ha portate a essere scrutinate con ancora maggior severità. Le parole a caldo dell'ad del Banco, Pier Francesco Saviotti, ne sono l'esemplificazione. «Il risultato ottenuto, unitamente alla robusta posizione di liquidità, ci consente di guardare al futuro con più tranquillità», ha commentato il top manager, da sempre critico nei confronti delle modalità di queste verifiche.
Basti pensare che delle 71 banche monitorate l'anno scorso solo 61 hanno ricevuto la pagella, mentre dieci - tra le quali Bankia e Dexia - sono state poste «sotto tutela» avendo fatto ricorso agli aiuti comunitari. Alla fine l'Eba ha mobilitato un volume di 116 miliardi di iniezioni di capitale (e simili) nei 27 istituti per i quali si era registrati una carenza patrimoniale. Cifra che arriva a 200 miliardi se si computano pure le risorse destinate alle crisi bancarie greca e spagnola. Al 30 giugno la media del Core Tier 1 (buffer incluso) delle 61 banche coinvolte è aumentata al 10,7% mentre le 27 con shortfall hanno evidenziato una media del 9,7 per cento. Risultati importanti perché - in futuro - chi non rispetta le regole Eba non potrà distribuire cedole e bonus.
Occorre perciò valutare se questo tipo di modello sia funzionale oppure no a valutare l'effettiva solidità degli istituti europei. Se i bond sovrani siano un asset buono o siano da valutare zero come nell'esercizio Eba.

«Gli ultimi stress test sulla Spagna erano ridicoli», ha osservato Donato Masciandaro, ordinario di economia alla Bocconi presentando il rapporto della Fondazione Rosselli. Ridicolaggini che però hanno impensierito i nostri banchieri.

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