Legali all'assalto dei soci delle venete

Prospettati risarcimenti improbabili, fino all'80%: costerebbero oltre 5 miliardi

Legali all'assalto dei soci delle venete

Agli oltre 200mila soci delle due ex banche popolari venete non bastava l'aver perduto tutto il capitale. Undici miliardi finiti in fumo sotto la gestione di Gianni Zonin a Vicenza, di Vincenzo Consoli a Montebelluna. Il che, per 5-600mila famiglie coinvolte, può significare la casa ipotecata piuttosto che l'impresa fallita. Non bastava: al danno ora rischia di aggiungersi anche lo scorno, a causa di chi si è messo a promettere obiettivi ambiziosi a coloro che rinunceranno alla proposta, piccola ma sicura, offerta dai nuovi azionisti di controllo.

Il fatto è che sono numerosi gli studi legali andati in pressing sui soci di Popolare Vicenza e Veneto Banca per convincerli a «conferire mandato per aderire alle azioni legali» mirate a chiedere un risarcimento danni. L'azione è alternativa all'adesione alla proposta che le due banche hanno avanzato a 94mila soci dell'istituto di Vicenza e a 75mila di quello di Montebelluna: ai primi l'attuale management propone 9 euro per azione, ai secondi il 15% di quanto hanno pagato i titoli nel periodo 1 gennaio 20017, 31 dicembre 2016. Un risarcimento che le banche propongono proprio a fronte della rinuncia alle azioni legali. E che può andare a buon fine solo a fronte di adesioni nell'ordine dell'80% entro metà marzo. Il tempo stringe.

I 9 euro possono essere considerati pochi o tanti, dipende anche da quanto si sono pagate le azioni che nel caso della Vicenza sono arrivate fino a 62,5 euro. In ogni caso rappresentano un unicum: nessun socio di banche quotate o non è stato mai rimborsato per la perdita del capitale. E di certo rappresenta un tentativo di ricostruire il rapporto fiduciario tra banca, cliente e territorio in un'ottica futura. Per gli agguerriti studi legali in questione, invece, le banche vanno spolpate in tribunale o con accordi stragiudiziali. Ma fino a che punto la possibilità di recuperare quattrini è realistica?

Nella lettera inviata ai soci della Vicenza dallo studio legale Rocca di Milano, per esempio, si legge che «la possibilità di esperire azioni risarcitorie nei confronti sia della banca, sia di altre parti, consente di porsi come realistico obiettivo un risarcimento pari all'80% del danno subito». Un impegno che appare ambizioso. Facciamo due conti: se le due banche hanno stanziato 660 milioni per i «ristori» a fronte del 15% del valore perduto, significa che il totale del «danno» è nell'ordine dei 4,4 miliardi, calcolato però solo sull'80% dei soci (quelli a cui si rivolge la proposta). Quindi, fatti altri due conti, salire dal 15 all'80% del valore e dall'80 al 100% dei soci equivale per gli avvocati a puntare a ottenere risarcimenti totali per qualcosa come 5,5 miliardi. Allora la domanda è: quanto è realistico pensare che Vicenza e Veneto dispongano di tali risorse in un futuro prossimo? Se si considera che il fondo Atlante ha già versato capitale fresco per quasi tre miliardi, ma che per mettere in sicurezza il gruppo che nascerà dalla fusione delle due banche ne servono ora altri cinque, pare irrealistico immaginare un esborso di altrettante risorse solo per i risarcimenti. Ci sono poi le spese legali: chi le paga? Alcuni optano per i «patti di quota lite»: nella lettera scritta da Tlc Lawyers dell'avvocato Sergio Calvetti si propone un impegno a riconoscere allo studio il 15% dell'eventuale risarcimento. Ma c'è un rischio: secondo l'Ordine degli avvocati di Treviso, intervenuto sulla vicenda, «questi patti sono nulli anche sotto il profilo civilistico». Per cui l'avvocato non è vincolato al loro rispetto e può decidere di applicare le tariffe vigenti in qualunque momento. Oltre al danno arriverebbe puntuale anche la beffa. In ogni caso - sempre nell'esempio di Tlc Lawyers - sono chiesti 317,20 euro per le spese giudiziali e non si può recedere: chi decidesse di rinunciare alla causa dovrà seguire il tariffario professionale. Che, a seconda dell'importo e delle fasi della causa, può variare dai 100 fino ai 20mila euro.


In merito a quanto sopra, lo studio legale Rocca fa presente quanto segue:

I) Chi ha acquistato azioni in costanza di informazioni corrette non ha diritto ad alcun risarcimento delle eventuali minusvalenze sofferte poichè il suo investimento segue le sorti positive o negative dell'impresa di cui è diventato socio.

II) Le informazioni ad oggi disponibili non ci consentono di dimostrare che le informazioni diffuse fino al 31 dicembre 2011 dalle banche popolari venete ne abbiano alterato in misura significativa la corretta rappresentazione dello stato dei conti . Ne consegue che il nostro studio presta la propria assistenza solo a chi ha acquistato azioni a partire dal 1 gennaio 2012.

III) Le evidenze disponibili e tutte le dichiarazioni provenienti dalla fonti più accreditate (vd. prof. Penati: quella delle banche venete è una horror story) confermano appieno che le banche venete già nel 2012 avevano un patrimonio netto negativo (la situazione sostanziale) e avrebbero dovuto essere commissariate. Tale situazione sostanziale era pacificamente contraddetta da tutto il complesso di informazioni reso al mercato finanziario (la rappresentazione formale).

IV) Ne consegue che tutti coloro che hanno acquistato azioni nel suddetto periodo sono stati pacificamente ingannati e hanno diritto al ristoro del danno sofferto.

Particolare gravità assume la falsificazione dei prospetti di aumento di capitale, reato per il quale la legge sulla tutela del rispamio (n. 262 del 28 dicembre 2005) prevede il raddoppio delle pene.

V) La falsificazione dei dati resi al mercato finanziario è il risultato di un lavoro di un team, certo composto in primis dagli emittenti (ovvero le due banche popolari), ma al quale hanno fattivamente contribuito: (i) diversi amministratori; (II) alcuni dei dirigenti apicali; (iii) i componenti dei collegi sindacali; (iv) le società di revisione; (v) gli "esperti indipendenti" che hanno reso dichiarazioni giurate sul valore dell'azione; (vi) la Consob che ha approvato i prospetti di aumento di capitale.

Tutti i suddetti soggetti hanno concorso nell'illecito e rispondono ciascuno, pro quota, del danno arrecato.

VI) La prospettiva di ottenere un ristoro dell'80% del danno subito è un'ipotesi conservativa e certo non irrealistica, anche considerato: (i) il numero davvero rilevante di soggetti coinvolti negli illeciti commessi e (ii) le coperture assicurative di cui molti di essi possono avvalersi.

VII) La proposta transattiva delle Popolari Venete è pacificamente da respingere da parte di tutti coloro che abbiano acquistato azioni nel periodo 2012-2014 poichè impone la rinuncia ad agire in giudizio anche nei confronti di tutti i altri soggetti sopra elencati che hanno concorso nella diffusione di false informazioni.

Le sole società di revisione - che hanno avallato bilanci pacificamente falsi - possono essere ritenute responsabile di una quota parte del 20% del danno, di talchè non è comportamento razionale accettare un ristoro omnicomprensivo di solo il 15%. Se poi, come paventato da alcuni, le banche popolari potrebbero anche andare in default, ciò significa che le loro condizioni effettive nel 2014 erano ben peggiori di quanto oggi appaia, quindi la gravità degli illeciti commessi dalle società di revisione ancora maggiore e, di conseguenza, la quota parte di responsabità su di esse gravante prossima al 50% delle minusvalenze sofferte.

VIII) Molti tra i sottoscrittori/acquirenti di azioni non avvieranno mai una richiesta risarcitoria in sede giudiziale per una molteplicità di motivi tra i quali i seguenti: (i) sono dipendenti o parenti di dipendenti; (ii) sono fornitori; (iii) hanno ricevuto finanziamenti che non saranno restituiti; (iv) hanno investito importi inferiori a 20.000 euro che non giustificano l'avvio di un contenzioso; (v) hanno obiettive difficoltà a potersi avvalere di un'adeguata assistenza legale (le popolari venete erano presenti in Sicilia, Basilicata, Puglia, dove i pochi esperti di diritto dei mercati finanziari prestano quasi tutti consulenza alle banche e sono quindi impossibilitati ad assistere gli azionisti perchè in conflitto di interessi).

IX) In breve, in base a nostre stime, che ci riserviamo comunque di approfondire, i 600 milioni di euro stanziati dalle popolari venete per fare fronte ai rischi legali sono certo insufficienti, ma potrebbe risultare adeguato un miliardo di euro (quindi un importo non significativamente maggiore tenuto conto del previsto aumento di capitale di alcuni miliardi). Sempre che al detto importo possano essere aggiunti altri 500 milioni di euro a carico dei diversi soggetti sopra elencati, corresponsabili pro quota del danno arrecato ai risparmiatori.

Con la più viva cordialità.

Riccardo Federico Rocca

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