Economia

L'energia punta sul green ma per ora gli utili li porta ancora l'oro nero

Eni guida la ripresa dei conti grazie al balzo del prezzo del barile. E dal 2022 partono le Ipo verdi

L'energia punta sul green ma per ora gli utili li porta ancora l'oro nero

La transizione energetica è iniziata, ma le società energetiche dipendono ancora molto dalle più tradizionali fonti di energia: gas e petrolio. Al test semestrale di metà anno, i bilanci di queste società hanno approvato numeri positivi dimostrando di avere per lo più voltato pagina tornando ai livelli pre-Covid. Ma non ancora (per tutte) grazie al business green.

«Nel 2020, il 90% dell'energia elettrica è stata prodotta da fonti alternative commenta Giovanni Cuniberti responsabile consulenza Gamma Capital Markets ma questo cambiamento epocale non si riflette ancora nei bilanci». È il caso, per esempio, di Eni che (come le altre oil company come Bp, Total, Shell) ha approvato una semestrale in netta ripresa. A spingere i conti, permettendo i raddoppio della cedola, è stato però il barile assunto con uno scenario di riferimento a 65 dollari. D'altra parte, la media Brent del secondo trimestre è stata di oltre 68 dollari, contro i circa 29 dello stesso periodo 2020. E per l'intero esercizio, il Cane a sei zampe prevede un cash flow operativo ante working capital superiore a 10 miliardi di euro, se il barile «si manterrà su una media di 65 dollari».

Motivo per cui società di servizio oil come Saipem scontano ancora (e nelle semestrale è emerso nei numeri negativi) l'effetto mini-greggio dello scorso anno. «Perché la transizione energetica in atto si trasferisca concretamente nei numeri ci vorranno dai 3 ai 5 anni», spiega Cuniberti che vede comunque nelle utility, che prima e diversamente hanno iniziato la trasformazione, un vantaggio. Società come A2a, Iren, Hera, Erg, Acea ma anche Enel e Snam hanno business più facilmente convertibili e possono puntare in parte anche sul rendimento di attività regolate.

E per portare valore in azienda, accelerando l'impatto della transizione energetica sui numeri, la tendenza in atto porterà, dal 2022, a una pioggia di Ipo green: da Eni ad A2a, passando per Snam ma anche Hera, le società del settore stanno creando società ah hoc, divisioni, tutte dedicate al green e le stanno accrescendo con acquisizioni mirate. Una volta creata una certa massa critica l'obiettivo sarà lo sbarco in Borsa.

Investitori e mercato sono pronti a investire miliardi su tutto ciò che è green, come dimostra il successo di bond verdi e obbligazioni sostenibili. Hera ha fatto da apripista addirittura nel 2014 e nel 2020 le obbligazioni destinate al finanziamento di progetti che tengono in considerazione profili ambientali (green bonds) e/o sociali (social bonds) oppure una combinazione di entrambi (sustainable bonds) presenti nella lista di Borsa Italiana sono risultate 136, per 230,6 miliardi di dollari.

«Ricordiamo poi che sul mercato arriveranno nuove risorse. Il Parlamento ha approvato un contributo aggiuntivo di 30 miliardi che si aggiungeranno agli stanziamenti previsti dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza e che daranno uteriore forza al Next Generation Eu» ricorda Cuniberti.

Un'occasione che nessuna società energetica vuole perdere. Da qui, la pioggia di acquisizioni in corso e le programmate Ipo. Eni vuole quotare la divisione Gas e Power & Rinnovabili e negli ultimi mesi ha fatto diverse acquisizioni per accrescerne ulteriormente il valore, da ultima ha rilevato il 100% di Be Power, secondo operatore italiano con oltre 5 mila punti di ricarica per veicoli elettrici sul suolo pubblico. Quanto ad A2a, in giugno ha annunciato la nascita di una newco (in coppia con Ardian) nella quale conferirà partecipazioni di maggioranza in un portfolio di asset relativi alla generazione di energia (idroelettrica, Ccgr, eolica e solare), vendita di energia, energy management, stoccaggio e progetti legati all'idrogeno.

Snam ha annunciato pochi giorni fa la brand identity di Renovit, la piattaforma digitale italiana nata con l'obiettivo di promuovere la transizione energetica del paese e l'efficienza energetica di condomini, aziende e Pa. La società è partecipata da Snam (70%) e Cdp Equity (30%) e anch'essa si avvia a futura quotazione.

La bolognese Hera, attraverso HeraAmbiente ha costituito la newco Biorg con la finalità di produrre biometano, un combustibile 100% rinnovabile, e compost dalla raccolta differenziata. Inoltre, Hera Servizi Energia (Hse) ha stretto un accordo con AcegasApsAmga Servizi Energetici (Ase), nell'efficienza energetica.

«Tutte potenziali Ipo che avranno lo scopo di valorizzare marchi e business aiutando la visibilità del gruppo commenta Cuniberti spiegando che in questo quadriìo l'ondata di investimenti green non sarà a rischio bolla solo se le società riusciranno a portare a termine l'effettiva conversione nei tempi stabiliti, 3-5 anni».

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