LE LETTERE

2 Allevamenti
Due aziende sane stroncate dall’aviaria
Sono titolare di 2 aziende (allevamenti e macello di quaglie), in provincia di Vicenza, colpite dall’aviaria dal 2000-2005 e con tutte le nostre forze stiamo tentando di salvarci ma é tutto inutile. Nel 2000 l’azienda era sana, fatturava allora 30 miliardi di lire l’anno con 70 persone, (100 con l’indotto). I nostri animali erano sani, ma l’Asl li ha fatti abbattere. Lo Stato ci ha completamente abbandonati, non abbiamo diritto a rimborsi perchè qualcuno ha dimenticato di inserire tra polli, galline eccetera, anche le quaglie. Le banche, «amiche» da 40 anni, ci hanno chiuso i fidi. Non parlo dei costi astronomici che abbiamo dovuto accollarci: è uno scandalo, una vergogna nazionale. Abbiamo presentato ben 19 querele per usura, ma per la giustizia i colpevoli siamo noi.
Giorgio Bracesco
2Commercio
Gli studi di settore

e le speranze deluse
Sono una commerciante, quotidianamente alle prese con infinite di difficoltà. Le mie aspettative sono state in parte deluse, anche se le attenuanti per questo governo sono molte. Detto questo, credo di avere il diritto di lamentarmi, perché sono stati dati aiuti alle grandi industrie (auto, elettrodomestici e altro ancora) mentre per noi non si è trovato il tempo di mettere mano agli «studi di settore». C’è stato solo un correttivo sui parametri già esistenti per il 2008. E per il 2009 rimaniamo con il fiato sospeso. La mia azienda ha sempre lavorato, ma nel 2008 ha sofferto. E io non ho pagato l’adeguamento. Se l’avessi fatto avrei ammesso di avere prodotto più reddito di quello reale.

2 Tecnologia
Il ministero paga

a terzi cifre pignorate
Con un socio gestisco dal 2004 un’azienda di impianti tecnologici che non ha avuto nessun problema fino al giorno in cui ha cominciato a lavorare in regolare subappalto nelle carceri italiane. L’azienda appaltatrice, alla quale ho fornito tutti i macchinari presenti nell’ala ospedaliera della C.C. di Capanne (Perugia) e ristrutturato la Caserma della Polizia penitenziaria di Massa Marittima, verso la fine del 2007 ha smesso di pagarmi lasciandomi con un credito di circa 150mila euro, cifra che ha messo letteralmente in ginocchio la mia azienda. Mi sono rivolto al ministero della Giustizia, informando dell’accaduto la direzione lavori, ma senza risultati. Ho seguito l’iter previsto dalla legge per lunghi mesi. Poi, un anno fa ho pignorato i crediti del mio cliente nei confronti del ministero. Ma fin dalla prima udienza ho capito che oltre al danno avrei ricevuto la beffa. E infatti ho scoperto che il ministero aveva già pagato l’azienda appaltatrice, in data successiva al pignoramento. Ho riavviato tutte le procedure di legge, ma ci vorranno anni. É questa la giustizia italiana?
Stefano Baiocchi
2 Imposte & Tasse
Sono penalizzanti

ma non basta ridurle

Assodato che in Italia si pagano troppe tasse, alcune poi particolarmente penalizzanti come l’Irap, non credo che una loro riduzione risolva qualcosa. Pagare 2-3 punti percentuali in più o in meno non sposta il problema. Prendiamo un’azienda che fattura 5 milioni con un ante-imposte di 500mila euro. Esageriamo e tagliamo le tasse del 5%: abbiamo risorse in più per 25mila euro, praticamente lo stipendio di un operaio. Sono soldi e fanno comodo, ma senza lavoro l’operaio gratis non serve e in più allo Stato mancheranno risorse per decine di miliardi. Le imprese hanno bisogno d’altro.
1) Certezza di incassare in tempi brevi. I decreti ingiuntivi non servono: se hai fortuna i soldi li prendi dopo anni e nel frattempo hai già dovuto anticipare Iva, acconti e saldi. Tutt’Italia lavora con assegni postdatati.
2) Contratti di lavoro: o si fanno tutti a tempo determinato, o tutti a tempo indeterminato ma con possibilità di licenziare. Qual è l’imprenditore che lascia a casa un collaboratore preciso, puntuale, sempre presente, che conosce l’azienda, i prodotti, il mercato?
3)Infrastrutture e trasporti: è mai possibile che per un container che arriva dalla Cina, l’incidenza costo-trasporto al chilo sia inferiore a quello di un bilico da Milano a Cesena? Nel mio caso (chimica) vuol dire che il trasporto incide per il 5-10% sul prezzo di vendita.
4) Leggi e regolamenti: riassumere tutto in 2 o 3 normative semplici e chiare sarebbe un grosso aiuto. Potrei aggiungere accesso ai mercati esteri, rapporti con le banche, accesso ai fondi comunitari, aiuti alla ricerca... Manca il lavoro e portarlo a casa è diventato un inferno.
Corrado Costantino
2 Manufatturiero
Le grandi banche

e i Tremonti-bond
Dono l’amministratore delegato di una piccola azienda bresciana che da 50 anni costruisce macchinari, esportati in tutto il mondo, per la deformazione della lamiera. Quest’anno, nonostante la crisi, non abbiamo fatto ricorso alla cassa integrazione, non abbiamo licenziato nessuno, anzi abbiamo assunto due persone. Stiamo modernizzando l’azienda e investiamo anche per tutelare il benessere dei nostri 35 dipendenti e delle loro famiglie. Gli ostacoli sono le banche, non tutte, solo le grandi. Parlo di chi ha rifiutato i Tremonti-bond.

Proprio nei giorni scorsi un grande gruppo bancario ci ha fatto questo regalo: ha incassato il pagamento di un nostro cliente estero e, a nostra insaputa, ha trattenuto i fondi per rientrare dagli anticipi estero aperti presso di loro. Mi chiedo, ma queste banche, cosa stanno facendo? Che strano disegno hanno in mente? Stanno cercando di far chiudere tutte quelle aziende che, malgrado la situazione, vogliono continuare a lavorare?
Paolo Seravesi

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