«La ristrutturazione del debito greco non è un tabu». Jeroem Dijsselbloem, solitamente flessibile come un binario, lascia cadere quasi con nonchalance l'inversione a U dell'Eurogruppo. Certo, si tratta di un'apertura condizionata al «completamento del secondo programma» di aiuti, ovvero al raggiungimento di un'intesa sulle misure che Atene deve intraprendere per poter ricevere i 7,2 miliardi di aiuti. Una quadratura del cerchio che non verrà trovata nemmeno lunedì prossimo al summit dei ministri finanziari (ma i negoziati andranno avanti per tutto il week-end), nonostante il titolare greco delle Finanze, Yanis Varoufakis, abbia ieri detto che «siamo molto, molto vicini a un accordo: sono fiducioso che arriveremo ad una convergenza entro due settimane».
Un eccesso di ottimismo da parte di chi, non più tardi di un paio di settimane fa, veniva etichettato dai colleghi come un «dilettante irresponsabile»? Forse, no. Seppur con minor enfasi, i francesi Pierre Moscovici («Lunedì mi aspetto progressi») e Michel Sapin («Arriveremo a un'intesa nei giorni successivi» al vertice dell'Eurogruppo) hanno detto le stesse cosa di Varou . Per la prima volta, dopo parecchio tempo, ieri si è percepita un'atmosfera diversa, più distesa, come se i tasselli del complicato puzzle fossero sul punto di trovare collocazione. Anche i mercati, prudenti per buona parte della seduta, hanno infatti cambiato registro a fine di giornata (Milano è passata da un -1% a un +0,8%, Atene è salita di un rotondo 3%), mentre lo spread Btp-Bund si è «ristretto» a 115 punti.
Le stesse dichiarazioni di Dijsselbloem proiettano una luce diversa rispetto alle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, quelle secondo cui tra il Fondo monetario e la Commissione europea ci sarebbe stato un confronto piuttosto aspro proprio sul taglio del debito ellenico, con Bruxelles ostile a un haircut . C'è un solo paletto che Mr. Euro considera invalicabile, cioè «la cancellazione del valore nominale del debito», pari a 320 miliardi di euro.
Resta da capire quale potrebbe essere l'entità dell'eventuale sforbiciata, un aspetto non trascurabile per l'Italia che ha messo sul piatto greco una cifra pari al 4% del nostro Pil, e a quali condizioni verrebbe concessa. Forse con la richiesta di riforme più drastiche, sposando di fatto la linea del Fmi.
Il rischio, tuttavia, è che il governo Tsipras risponda ancora picche su lavoro e pensioni, le due linee rosse che fino a ora hanno impedito il raggiungimento di una soluzione di compromesso. Atene ha già messo le mani avanti: «Non intendiamo enfatizzare il taglio del debito - ha spiegato un portavoce dell'esecutivo - proprio per consentire la ricerca di un accordo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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