A neppure dice anni di distanza dalla crisi dei mutui subprime, Fannie Mae torna a giocare col fuoco. Scampata, grazie alla nazionalizzazione, alla fine ingloriosa toccata in sorte a Lehman Brothers, l'agenzia per i mutui Usa rispolvera il vecchio slogan secondo cui «un prestito non si nega a nessuno». Anche se chi lo richiede è privo di garanzie. Un pericoloso attestato di fiducia verso la solvibilità altrui, applicato ora a quella categoria ad altissimo rischio che sono gli studenti americani.
Fannie ha infatti deciso di riscrivere le proprie regole, abbattendo i paletti della prudenza. L'universitario vuol farsi l'appartamentino? Non c'è problema: i debiti contratti dai genitori per farlo studiare, ma anche quelli caricati sulla carta di credito oppure l'esposizione legata all'acquisto dell'auto, semplicemente non contano ai fini dell'ottenimento del mutuo. La sua fedina debitoria sarà così pulita come le ali di un cherubino. E ancora: i prestiti studenteschi su cui le famiglie pagano alti tassi possono essere rimborsati con il mutuo a basso interesse ricevuto mettendo un'ipoteca sulla casa di proprietà.
È una svolta potenzialmente pericolosa. E per due ragioni. La prima: questa mossa rischia di alimentare, fino a farla esplodere, la bolla immobiliare già presente negli Stati Uniti per stessa ammissione della Federal Reserve. Che guarda con una certa apprensione ai 14mila miliardi di dollari di mutui per la casa che sono caricati sui bilanci delle società finanziarie. L'area da tenere d'occhio è quella della West Coast, dove le forti disponibilità finanziarie sia da parte dei dipendenti dell'industria hi-tech, sia dei compratori asiatici hanno concorso a spingere verso l'alto il valore del mattone. In caso di crisi, c'è chi non esclude un crollo di oltre il 50% dei prezzi.
La seconda ragione riguarda più da vicino la situazione dei prestiti studenteschi. Ed è una situazione drammatica, visto che gli student loan ammontano attualmente a 1.000 miliardi e sono per lo più riconducibili a famiglie con basso reddito. Dunque, potenzialmente a rischio di insolvenza. Il mancato pagamento delle rate riguarda infatti il 27% del totale, una percentuale che sta continuando a salire anche a causa delle sempre maggiori difficoltà della classe media a mantenere o a trovare un lavoro da capofamiglia, cioè in grado di sostenere il peso dei debiti contratti. Uno studente su quattro è oggi in default, mentre un decennio fa il rapporto era di uno a nove.
Eppure, i prestiti continueranno a essere concessi. Al punto che alcune stime li collocano a 3.300 miliardi entro la fine del 2030. Sempre che prima non scoppi un'altra crisi simile a quella dei mutui subprime, quasi costata il fallimento proprio a Fannie Mae.
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