In queste ore la vera incognita della galassia Eni si chiama Libia. Mai, come oggi, neppure durante la guerra del 2011, la compagnia italiana ha rischiato di perdere il controllo del pozzo di El Feel, il più importante fra quelli gestiti nell'ex colonia, capace di produrre - a pieno regime - 150mila barili di greggio al giorno. L'incognita ha il volto del generale Khalifa Haftar, protagonista di una spettacolare offensiva nel sud del paese che gli ha consentito di mettere le mani sul gigantesco pozzo di Sharara e di minacciare le installazioni di El Feel distanti un centinaio di chilometri.
Dopo aver annunciato lunedì scorso il pieno controllo di Sharara e aver imposto il blocco del traffico aereo in tutto il sud, impedendo l'accesso ai pozzi, il generale ha avviato le trattative per l'«acquisizione» di El Feel. Parliamo di acquisizione e non di conquista perché a Sharara il generale non ha avuto bisogno di combattere. Per prendersi il pozzo gli è bastato comprarsi la Brigata 30, l'unità tuareg incaricata da Tripoli e dal suo premier Fayez Al Serraj di difenderne le installazioni. Una trattativa simile sarebbe in corso con le milizie pagate da Tripoli per difendere il pozzo Eni. Dietro la disponibilità finanziaria di Haftar, impegnato da mesi in un'autentica campagna acquisti tra le milizie del sud, contribuisce un consistente pacchetto di aiuti economici garantitogli dagli Emirati Arabi sotto la supervisione politica dei padrini di Francia ed Egitto. Ma la difesa degli interessi italiani è assai complessa anche per la precarietà del governo di Fayez Al Serraj, considerato ad oggi il nostro principale alleato. Sempre più a corto di liquidità anche per il ridimensionamento delle entrate petrolifere, Serraj deve fare i conti con i continui taglieggiamenti impostigli dalle milizie di Tripoli, vere garanti della sua sopravvivenza fisica e politica.
Malgrado Haftar dimostri negli ultimi mesi una certa disponibilità al rapporto con l'Italia è chiaro che i nostri interessi nazionali sono quanto mai a rischio. Una caduta di El Feel sposterebbe inevitabilmente il pozzo nell'orbita degli interessi francesi.
E qualora Haftar conquistasse anche il controllo di Tripoli, come molti prevedono, per l'Eni sarebbe estremamente difficile mantenerne la gestione. Con grande gioia di Macron e di quella Total che, dal 2011, allungano gli occhi sul petrolio della nostra ex colonia.
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