A 24 ore dai consigli di amministrazione che oggi faranno nascere la «Grande Unipol», la Procura di Torino ha passato al setaccio uffici e computer di Fonsai, e quella di Milano ha convocato Salvatore Ligresti. Il costruttore di Paternò ha «collaborato» con la magistratura, raccontando la propria verità sui rapporti con Consob e Isvap in una vicenda che spazia dai trust off shore che per anni hanno custodito il 20% della holding Premafin, alla lettera presentata all'ad di Mediobanca Alberto Nagel con le sue richieste di buonuscita: l'ingegnere siciliano è indagato per aggiotaggio e ostacolo alla Vigilanza.
La lama dai giudici torinesi, che si muovono a braccetto con i colleghi lombardi, affonda invece in una ferita aperta della «vecchia Fonsai»: le riserve sinistri. E quindi sul possibile falso in bilancio, la ragione per cui i giudici piemontesi hanno iscritto nel registro degli indagati l'ex presidente dell'Isvap, ora Ivass, Giancarlo Giannini, temendo che l'Autority del settore non abbia completato i dovuti controlli. Di certo, un anno fa Fonsai fu costretta a massicci accantonamenti per rimediare all'eredità lasciata dall'ex amministratore delegato Fausto Marchionni. Nel 2011 la stessa Isvap, al termine di un'ispezione, aveva chiesto di aumentare le riserve di oltre 300 milioni. E, come ha anticipato il Giornale, questo pomeriggio Unipol annuncerà un ulteriore giro di vite sulle riserve delle controllata, aumentando la cura dai 500 milioni prima previsti nell'arco dei piano industriale verso quota 7-800 milioni, così da rispondere anche all'aumentata velocità di liquidazione dei sinistri.
I board di Premafin, Milano, Fonsai e Unipol limeranno, inoltre, i concambi previsti nell'integrazione a quattro che dovrà poi passare dalle assemblee dei soci per dare vita, entro luglio, al nuovo gruppo «Uni-Sai». In particolare, la Procura di Torino, che avrebbe ricevuto una segnalazione della Commissione di Giuseppe Vegas e che sta analizzando il quadriennio 2008-2011, ha mandato la Guardia di finanza negli uffici Fonsai di Torino, Roma, Napoli e Puglia per scandagliare pc e hard disk: gli inquirenti sospettano che sia stato modificato il software allo scopo di gonfiare le riserve sinistri e, quindi, far apparire più solidi i bilanci. Facendo risultare come chiuse pratiche per incidenti che in realtà erano aperte - e potenzialmente da saldare agli assicurati - Fonsai avrebbe potuto contenere gli accantonamenti e, quindi, aumentare il dividendo per i soci, a partire dai Ligresti che ne detenevano il controllo.
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