È valsa la pena di perdere il posto di lavoro per aver inscenato, lo scorso 5 giugno, il finto suicidio dell'amministratopre delegato di Fiat Chrysler Automobiles? È la riflessione che da ieri stanno sicuramente facendo quattro operai cassaintegrati del polo logistico Fiat di Nola, nel Napoletano, raggiunti da altrettante lettere di licenziamento per aver peso a una forca un manichino sul cui volto era stata appiccicata la foto di Marchionne. Oltre a simulare il suicidio del top manager, i quattro operai avevano anche inscenato una veglia funebre. L'azione, che per il Lingotto ha provocato un «gravissimo nocumento morale all'azienda e al suo vertice societario», era stata decisa in seguito alla morte di un'operaia dello stesso reparto che, a maggio, si era tolta la vita nella sua abitazione di Acerra. La protesta, organizzata da esponenti del Comitato di lotta cassaintegrati e licenziati dello stabilimento Fiat di Pomigliano, aveva al centro la richiesta di riassunzione, nella fabbrica che produce la Panda, dei circa 300 dipendenti di Nola da sei anni in cassa integrazione in scadenza il prossimo 13 luglio.
Le quattro tute bianche licenziate si presenteranno oggi davanti allo stabilimento per un presidio ai cancelli, in concomitanza con uno sciopero di due ore proclamato dai Cobas lavoro privato dalle 13 alle 15, in segno di protesta contro i provvedimenti disciplinari, ritenuti «eccessivi». A loro difesa hanno affermato che aver inscenato il suicidicio di Marchionne faceva parte di manifestazioni «simboliche e caricaturali», che però sono state ritenute dall'azienda prive di «elementi giustificativi». Secondo il Lingotto, in proposito, «la gravità degli addebiti sono tali da ledere irreversibilmente il vincolo di fiducia sotteso al rapporto di lavoro, e l'aspettativa di una corretta prosecuzione della collaborazione lavorativa».
«L'accusa - sottolineano, invece, dal Comitato di lotta - è di aver posto in essere un'azione del tutto simbolica e caricaturale con il finto suicidio di Marchionne, all'indomani del vero suicidio di Maria Baratto, nei pressi del polo logistico di Nola dove da circa 6 anni sono confinati in cassa integrazione 316 operai, di cui tre si sono tolti la vita a causa della stessa e della precarizzazione delle proprie gravissime condizioni economiche e sociali».
Marchionne, intanto, dopo il blitz di lunedì alla Maserati di Grugliasco dove si è confrontato faccia a faccia con i lavoratori dopo lo sciopero della settimana prima indetto dalla Fiom, è subito rientrato a Detroit. L'ad, con l'incontro improvvisato dall'altro giorno, ha voluto ribadire che la sfida che vede protagonista in questo momento Maserati, le cui vendite sono in continuo aumento, non riguarda solo il gruppo, ma soprattutto l'intera forza lavoro.
Intanto resta sempre alta la tensione per il mancato rinnovo del contratto collettivo Fiat.
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