Economia

L'inflazione gela le Borse. Siluro cinese sul Bitcoin

La Bce: "Aumentano il rischio di insolvenza". E Pechino invita a non usare le monete digitali

L'inflazione gela le Borse. Siluro cinese sul Bitcoin

L'aumento dell'inflazione da una parte e dall'altra dell'Oceano gela gli investitori che temono un prossimo aumento dei tassi di interesse. Piazza Affari ha così chiuso ieri in calo dell'1,58%, Parigi dell'1,4%, Francoforte dell'1,77% e Londra dell'1,19 per cento.

Ieri l'Eurostat ha confermato che, ad aprile, il costo della vita nell'Eurozona è salito dell'1,6% rispetto allo stesso periodo del 2020 e al +1,3% registrato a marzo, mentre in Italia il rialzo è stato dell'1% su base annua dallo 0,7% di marzo. «Anche se l'inflazione sarà un po' più elevata quest'anno e ragionevolmente il prossimo, a causa dello choc che si è avuto sulla domanda, non entreremo in una nuova fase di inflazione elevata», ha detto Vitor Costancio, ex vicepresidente Bce, ricordando che le stime della Commissione prevedono un aumento dell'inflazione nell'Eurozona dell'1,7% quest'anno e dell'1,3% il prossimo, mentre in Italia dovrebbe salire dell'1,6% nel 2021 e dell'1,1% nel 2022. Insomma il caro vita rimarrà sotto l'obiettivo della Bce e quindi la sua politica di Cristine Lagarde (in foto) resterà espansiva. Sulla stessa linea James Bullard, presidente della Fed di Saint Louis, che, sebbene il caro vita negli Usa rimarrà sopra al 2% anche nel 2022, è «contrario a modificare» l'attuale politica monetaria accomodante con «la pandemia ancora in corso» e le ripercussioni sull'occupazione. In ogni caso, secondo Costancio, «la Bce non ha intenzione di terminare i programmi di acquisto a lungo termine perché questo significherebbe un rischio di instabilità».

Pericolo quest'ultimo che Francoforte ritiene concreto, come emerge dalla Financial Stability Review di maggio pubblicata ieri. Il documento si sofferma infatti su «rischi di stabilità finanziaria elevati e distribuiti in modo ancora più uniforme» e non esclude «tassi di insolvenza notevolmente più elevati rispetto a prima della pandemia» che «potrebbero pesare sugli Stati sovrani e sulle banche che hanno fornito supporto alle imprese nel corso della pandemia». La Financial Stability Review mette poi in guardia su una possibile brusca correzione dei mercati dopo il rally corso negli ultimi sei mesi in diversi ambiti finanziari. Come le criptovalute che, dopo i picchi di aprile, in sette sedute, secondo il monitoraggio di Coinbase su quasi 10mila monete digitali, hanno visto andare in fumo 700 miliardi circa. La volatilità è alle stelle. Solo ieri il Bitcoin è collassato fino a 30mila dollari circa, meno della metà rispetto ai 64mila dollari di un mese fa, per poi risalire in zona 40mila dollari.

A pesare, oltre che i timori di un aumento del costo della vita e alla presa di distanza dai Bitcoin da parte di Elon Musk (Tesla), è stata ieri la stretta di Pechino con le tre maggiori associazioni finanziarie cinesi che hanno invitato le istituzioni a non utilizzare valute digitali nelle transazioni «perché non sono vere valute».

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