Economia

L'intesa Tim-Cdp agita i concorrenti

Un vertice di governo dà l'ok. Entra Tiscali, ma Vodafone, WindTre e Sky vogliono dire la loro

L'intesa Tim-Cdp agita i concorrenti

Tim di nuovo sugli scudi ieri in Borsa (+3,4%) dopo il via libera del governo al progetto con Cdp per una newco sulla rete unica. Un vertice di governo in piena regola a cui hanno partecipato il presidente Giuseppe Conte, con alcuni ministri tra cui Patuanelli (Sviluppo economico) e Gualtieri (Economia) a cui l'ad di Cdp Fabrizio Palermo ha illustrato la trattativa. Tutti contenti dunque? Assolutamente no.

Resistenti al progetto sono i concorrenti Vodafone, WindTre e Sky che sono clienti Open Fiber. Le tre società già il 7 agosto scorso, quando i negoziati tra Tim e Cdp erano all'inizio, avevano inviato una lettera per chiedere di essere ascoltati dal governo. Secondo indiscrezioni non sono stati convocati, ma vorrebbero dire la loro nel proseguo della trattativa. Al momento infatti nel cda Tim di lunedì prossimo, in concomitanza con quello indetto di Cdp, dovrebbe essere sancita la nascita di FiberCop che comprenderà la rete secondaria di Tim, quella che dagli armadietti va fino alle case degli utenti. In questa società Tim dovrebbe detenere il 58%, il fondo infrastrutturale Kkr il 37,5% e Fastweb il 4,5%. Incassato il via libera del governo ora Cdp e Tim sono al lavoro per arrivare alla definizione di un Memorandum of Understanding che possa essere esaminato dal cda di lunedì. I prossimi giorni, durante i quali continuerà l'interlocuzione tra le due società (Cdp detiene il 50% di Open Fiber e il 9,89% di Tim) saranno decisivi. E anche Enel dovrà decidere cosa fare del suo 50% di Open Fiber che potrebbe essere venduto a fondi internazionali.

In realtà però quello di FberCop è solo il primo passo verso la rete unica, ed è per questo che i gestori concorrenti vogliono essere convocati dal governo. Commenti ufficiali non ce ne sono ma l'auspicio sarebbe quello di avere una società della rete neutrale. La cosa pare garantita dal fatto che la governance della nuova società sarà condivisa tra Tim e Cdp anche se la prima dovrebbe comunque detenere la quota di maggioranza pari al 50,1%. La Cassa dovrebbe nominare il presidente, e Tim l'ad. In ogni caso questo progetto non è certamente il preferito di Vodafone e Wind che temono un rallentamento nella realizzazione della rete in fibra, necessaria soprattutto nelle cosiddette aree grigie, come già sottolineato dall'ad di Vodafone Aldo Bisio. Ossia quei capoluoghi di provincia intermedi tra le aree bianche, a fallimento di mercato e nere, ossia le grandi città dove la richiesta di collegamenti in fibra ottica è molto alta e quindi molto conveniente per gli operatori. A garanzia dei concorrenti le parole dal ministro Gualtieri che ha auspicato che la governance della nuova società possa garantire requisiti di indipendenza degli esponenti aziendali, presidi di controllo interno, esterno e regolatorio, l'assoluta autonomia della gestione, la parità di trattamento di tutti gli operatori e la realizzazione dei piani di investimento nei tempi previsti. Un progetto a prova di approvazione di Authority, italiana e Ue. Nel frattempo Tiscali è già salita sul treno FiberCop. Tim ha sottoscritto con la società sarda un altro «Mou» creando le condizioni «per razionalizzare la rete di Tiscali agevolando la migrazione dei clienti sul quella di FiberCop». Tiscali potrà così «ridurre in modo consistente i costi di infrastruttura di rete, evitando duplicazioni con la la possibilità di un eventuale ingresso nell'azionariato di FiberCop».

Il progetto è piaciuto con il titolo Tiscali salito del 7,2%. Arriveranno anche gli altri gestori?

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