Economia

Liquidazione Alitalia: solo Orlando frena un'operazione riuscita

Ok le gare per i servizi di Fiumicino e Linate. Il ministro ignora il piano per evitare esuberi

Liquidazione Alitalia: solo Orlando frena un'operazione riuscita

La liquidazione dei beni di Alitalia, compito dell'amministrazione straordinaria, sta procedendo speditamente. All'inizio dell'estate è stato ceduto il ramo dei servizi di terra di Fiumicino: assegnatario della gara è risultato il colosso svizzero Swissport, che a regime, entro il 2025, riassorbirà tutti i 2.400 dipendenti attuali. Uno dei principali obbiettivi della terna commissariale che dall'ottobre 2020 è costituita da Gabriele Fava, Giuseppe Leogrande, Umberto Santosuosso è proprio quello di salvaguardare il più possibile l'occupazione.

L'handling basato nell'aeroporto milanese di Linate è stato scorporato ed è diventato oggetto di una gara autonoma, così come richiesto dalla Commissione europea; qui le cose sono state rallentate perchè l'assegnazione (alla stessa Swissport) è stata impugnata presso il Tar da un concorrente sconfitto. I giudici amministrativi hanno tuttavia respinto il ricorso, la gara sarà ripetuta e Swissport, questa volta, potrebbe non avere ostacoli. Anche a Milano il personale sarà completamente riassorbito. Per le attività di manutenzione sempre attive e fornitrici di Alitalia, come l'handling è in corso la gara; il risultato dovrebbe essere annunciato in settembre.

Un po' più indietro appare l'assegnazione di un altro asset importante, Alitalia Loyalty, la società che gestisce il programma Mille Miglia il cui valore è l'immenso archivio di clienti: per volontà di Bruxelles Ita, la compagnia nata in discontinuità dalle ceneri di Alitalia, non potrà partecipare alla gara, e quindi l'interesse potrà essere di compagnie concorrenti o di operatori in altri settori commerciali. Sono già stati promossi due bandi (il primo per un valore di 50 milioni, il secondo di 20) ma la vendita non è decollata: si farà un nuovo bando. Intanto però i commissari hanno fatto in modo che le miglia accumulate dagli iscritti al programma non vadano perdute: grazie a vari accordi potranno essere spese con altri operatori entro il 31 dicembre del 2023.

La vendita principale effettuata dai commissari risale a dieci mesi fa ed è il ramo aviation di Alitalia, andato a Ita, che così il 14 ottobre 2021 ha potuto decollare. I 52 aerei e tutte le attività aziendali essenziali sono state cedute a una cifra simbolica (si è detto un euro) in considerazione del fatto che Ita ha rilevato anche i debiti relativi alle attività di volo. Alla stessa Ita è stato ceduto il marchio Alitalia per una cifra - 90 milioni - che ha suscitato stupore perché non viene utilizzato. Ai commissari ora, oltre a quanto detto, restano da vendere solo alcuni aerei, alcuni motori e parti di ricambio. Poi, la procedura potrebbe dirsi completata: l'amministrazione straordinaria è stata insediata il 2 maggio 2017, ma la spinta decisiva si è avuta con il decollo di Ita, nell'autunno di due anni fa: tempi insolitamente rapidi per un'attività di liquidazione. Non va infatti dimenticato che, caso forse unico, in parallelo a questa amministrazione straordinaria (Alitalia Sai) è ancora in vita, dal 2008, l'amministrazione straordinaria di Alitalia Lai, quella di cui fu inizialmente nominato titolare l'ex ministro Augusto Fantozzi, il cui emolumento stramilionario fece scalpore.

Come trapela da fonti vicine alla procedura attuale, un obbiettivo che sta molto a cuore ai commissari è un atterraggio indolore per l'occupazione in sovrappiù. Si calcola, in prospettiva, che 3mila esuberi potrebbero essere ineludibili alla fine delle cessioni e dopo la scadenza della cassa integrazione alla fine del 2023. Il rischio peggiore sarà quello di un licenziamento collettivo secco: impensabile, per giunta così concentrato a Roma. I commissari in particolare Gabriele Fava, esperto giuslavorista hanno ideato un protocollo, firmato anche dai sindacati, per redistribuire manodopera qualificata (hostess, steward) nei mondi affini dell'hotellerie, della ristorazione, dei servizi turistici, creando un bacino al quale possano attingere le aziende in cambio di decontribuzioni.

Il progetto fu inviato al ministro del Lavoro Andrea Orlando ma riferiscono le fonti, sottolineando il disappunto dei commissari non c'è stata nemmeno una risposta.

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