L'Iran dice sì all'intesa anti-crisi: il petrolio in volo

Teheran non precisa se congelerà la produzione, ma è improbabile che ostacoli Mosca: in ballo affari d'oro

La cooperazione tra paesi Opec e non Opec per stabilizzare il prezzo del petrolio «è positiva», e l'Iran «la appoggia». La formula usata ieri da Teheran è palesemente ambigua: non viene infatti messo nero su bianco se il Paese intenda congelare la produzione sui livelli di gennaio, così come previsto dall'intesa di martedì scorso tra Arabia Saudita, Russia, Venezuela e Qatar e poi allargata anche a Kuwait ed Emirati Arabi. Ai mercati, per il momento, è comunque bastato: il Brent è balzato di oltre il 5% sopra quota 34 dollari al barile, lo statunitense Wti ha saltato di nuovo l'asticella dei 30 dollari, mentre le Borse hanno chiuso in forte rialzo (+2,48% Milano) grazie al ritrovato slancio dei titoli energetici.In ogni caso, Teheran sembra voler giocare a carte scoperte. Fornendo un'adesione di massima all'accordo, però subordinata all'ottenimento di qualche concessione sui livelli di output, destinati a tornare presto al regime di un milione di barili al giorno dopo la fine delle sanzioni imposte per il programma nucleare. Se ciò non accadesse, potrebbe sfilarsi dall'agreement. Visto che l'accordo sta in piedi solo se c'è la totale convergenza fra i Paesi del Cartello e quelli esterni, una mediazione la si dovrà trovare. E sotto questo profilo la Russia potrebbe recitare un ruolo di primo piano. Mosca ha ieri suggerito all'Iran un rientro «graduale» così da massimizzare i profitti «ad ogni fase». Consiglio dato dal vice ministro dell'Energia russo Kirill Molodtsov, secondo il quale Teheran non ha bisogno di pompare da subito più greggio potendo contare su fondi per 100 miliardi di dollari. Una montagna di quattrini che creerà presto solidi legami tra i due Paesi: gli iraniani sono pronti a versare ai russi 8 miliardi in commesse militari nell'ambito del programma di ammodernamento del proprio arsenale, del valore circa 13 miliardi. E, sull'altro fronte, le compagnie petrolifere russe sono in prima fila nel recepire il primo giro di greggio iraniano destinato al mercato europeo. Ottimi affari per entrambi, insomma, e validi motivi perchè da parte iraniana non si mettano i bastoni tra le ruote a un'intesa fortemente voluta da Mosca per risollevare i prezzi dell'oro nero.

Eppure, al di là della fiammata di ieri, gli esperti rimangono scettici sulla capacità dell'accordo di rivitalizzare le quotazioni. Solo un taglio della produzione, insistono, avrebbe un impatto significativo su un'offerta che resterebbe eccezionalmente elevata anche se tutti i produttori riportassero i livelli di output ai valori di gennaio.

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