Ora che Barack Obama si è guadagnato la rielezione che cosa accadrà sui mercati? E soprattutto gli Stati Uniti riusciranno a confermare la leadership economica globale, messa in discussione dalla crisi?
Nelle prime sedute post-elettorali Wall Street è stata poco brillante e la scorsa settimana, nel complesso, l'indice Dow Jones ha perso il 2 per cento. D'altronde, non è certo un evento «politico» ancorché fondamentale a orientare i mercati. Ciò che conta sul fronte americano sono due eventi: il primo è la soluzione del nodo fiscal cliff (ovvero i tagli fiscali da complessivi 600 miliardi di dollari che scadono a fine 2012) e il secondo è la reazione all'uragano Sandy che farà sentire i suoi effetti negativi nell'ultimo trimestre del 2012. A tali questioni si aggiungono altri due fattori non trascurabili per orientare gli investimenti: la debolezza ormai endemica di Eurolandia e la vistosa frenata del pil cinese.
A seconda dell'orizzonte temporale per i propri risparmi ci sono perciò due possibili strategie per investire. Il posizionamento strategico di Morgan Stanley sul breve termine (3-6 mesi) è così articolato: il 45% è composto di obbligazioni (16% societarie Usa, 8% ciascuno governativi Usa, societarie dei mercati emergenti ed europei e un 5% di Bund tedeschi), il 30% è di azioni (12% mercati emergenti, 8% dell'area euro e 5% a testa Giappone e Usa). Il restante 25% è ripartito in un 15% di future sulle materie prime (con una prevalenza del petrolio) e in un 10% di tassi di interesse dei mercati emergenti.
Per l'orizzonte di medio periodo (uno-due anni) Michele De Michelis, direttore investimenti di Frame Asset Management, consiglia di andare al traino dei fondi. Il 60% del proprio capitale andrebbe in investito in fondi a ritorno assoluto (si tratta di organismi di investimento che hanno l'obiettivo di conseguire un rendimento positivo e che perciò non si concentrano su un'unica asset class come azioni o obbligazioni, ndr). Il 30% andrebbe puntato sui fondi che scommettono sulle obbligazioni ad alto rendimento (quelle con le cedole più elevate anche se con rating meno pregiato). Il restante 10% sulle azioni farmaceutiche e biotecnologiche perché, conclude De Michelis, «Obama è l'uomo che ha iniziato a dedicare molte risorse alla ricerca biotech e il mese scorso ha anche approvato una nuova legge che snellisce il processo di autorizzazione di questo tipo di farmaci».
La ricerca del rendimento sicuro, in entrambe le soluzioni proposte, è la stella polare dell'investitore. Il motivo lo spiega Nicolas Forest di Dexia. «La rielezione di Obama - ha commentato - rende più probabile la riconferma di Ben Bernanke alla guida della Fed nel 2014 e la prosecuzione di una politica monetaria accomodante che privilegerà il segmento obbligazionario e il rifinanziamento del mercato dei mutui».
Insomma, saranno gli Stati Uniti a mettere benzina nel motore dell'economia mondiale stampando dollari. Chi invece ha problemi di rifornimento è sempre l'Europa. Ieri il Parlamento greco ha approvato la Finanziaria 2013, ultima forca caudina da attraversare per sbloccare la nuova tranche di aiuti da 31,5 miliardi. Che comunque avrà bisogno di ulteriori discussioni in seno all'Eurogruppo che si riunisce oggi (soprattutto sui target di riduzione del rapporto debito/pil ellenico).
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