I venti di guerra si placano e i mercati respirano, all'indomani della grande paura. L'Europa crede alla distensione tra Mosca e Kiev, dopo la decisione del presidente russo Vladimir Putin di richiamare le truppe schierate al confine ucraino, e prende sul serio le sue dichiarazioni di considerare il conflitto come «ultima istanza».
Tutte le Borse del Vecchio continente rialzano la testa: maglia rosa è Piazza Affari, che ha chiuso una seduta tutta al positivo con un aumento dell'indice Ftse Mib del 3,62% tornando sopra la soglia psicologica dei 20mila punti, esattamente a quota 20.475. E di riflesso, scende lo spread tra Btp e Bund. Il differenziale di rendimento tra il decennale italiano e il suo omologo tedesco si è attestato in chiusura a 182 punti base, con un rendimento in calo al 3,42 per cento: è il livello più basso dal settembre del 2005, non lontano dal minimo storico del 3,30% toccato nell'agosto dello scorso anno. Il rimbalzo premia tutte le piazze europee - Francoforte segna +2,46%, Parigi guadagna il 2,45%, Londra sale dell'1,72% - che non hanno risentito del (peraltro lieve) calo dei prezzi alla produzione industriale in gennaio (-0,3% nell'Eurozona e -0,4% in Ue28).
Ora l'attenzione dei mercati è puntata sulla Banca centrale europea, che domani si riunirà per impostare la politica monetaria. Molti analisti si aspettano una riduzione dei tassi di interesse, già storicamente bassi, per rassicurare gli investitori preoccupati dalla crisi ucraina. Dal presidente Mario Draghi non è arrivata nessuna indicazione esplicita: nella sua audizione di ieri al Parlamento europeo, ha detto però che la situazione va tenuta sotto attenta osservazione, anche se l'impatto economico sull'area dell'euro è limitato. Kiev conta meno del due per cento nella domanda di esportazioni dell'eurozona, ma la dimensione geopolitica della crisi è tale da influenzare gli eventi anche al di là dei collegamenti diretti.
I mercati finanziari si stanno appena riprendendo dall'ondata di panico dei giorni scorsi, che ha pesato anche sul rublo: la moneta russa è scesa ai minimi storici rispetto al dollaro e all'euro e la banca centrale è dovuta intervenire per alzare il tasso di riferimento. E il tallone d'Achille di Mosca- ricorda il «Wall Street Journal» - è l'accesso ai mercati finanziari.
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