Economia

"Made in Italy" un brand da ripensare

Qualità e tradizione non bastano a rendere attraente il Belpaese

In tutto il mondo il «made in Italy» è sinonimo di qualità e tradizione. Ma bastano queste due peculiarità a rendere attraente la produzione del Belpaese? Evidentemente no se, al contrario dell'offerta «made in France», agli occhi degli stranieri i nostri prodotti appaiono «privi di personalità e di fascino». A rivelarlo è una ricerca presentata ieri dall'agenzia di pubblicità Saatchi&Saatchi. Lo studio analizza la percezione del «brand Italia» nel mondo, mettendo a confronto la visione che America e Cina, due fra le principali potenze economiche mondiali, hanno rispettivamente dei prodotti italiani e di quelli francesi, prendendo in considerazione quattro categorie: vino, moda, design e cibo. Ebbene, mentre gli americani tendono a preferire le produzioni italiane, avvertite come più affidabili e di buona fattura, in Cina il confronto Italia-Francia è nettamente vinto dai cugini d'Oltralpe. In entrambi i Paesi, rileva la ricerca, i manufatti italiani restano ben lontani dall'esprimere la carica emotiva della madre patria.

Alla luce di questi risultati, «riteniamo che la prima azione necessaria consista in un radicale cambio di firma, da «Made in Italy» a «Created in Italia», ha commentato l'ad di Saatchi&Saatchi Italia, Giuseppe Caiazza. «Con alcuni nostri clienti stiamo già elaborando strategie di comunicazione attorno a questo concetto, al fine di differenziarsi e trasmettere al meglio i valori e le caratteristiche che rendono i nostri prodotti apprezzati nel mondo».

L'idea dell'agenzia - che ha chiuso l'ultimo triennio in crescita del 10% (a fronte di un calo del mercato del 30%) - è stata presentata a metà dicembre anche al Fondo strategico italiano.

«Siamo disposti a regalarla al governo», ha affermato l'ad Caiazza, anche in vista dell'Expo 2015.

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