Marchionne non convince: Fca -7%

Il Lingotto sbanda in Piazza Affari sui timori per gli Usa, male anche la galassia Agnelli. L'incompiuta Alfa Romeo

Pierluigi BonoraIl giorno dopo i conti 2015 e l'aggiornamento del piano industriale, i mercati hanno dato il loro verdetto, pesante: Fca -7,19% a 6,45 euro, la «cassaforte» Exor -4,86% a 29,13 euro e Ferrari, il cui bilancio separato sarà approvato il 2 febbraio dal cda, -4,22% a 36,31 euro. Nelle sale operative i giudizi sono contrastanti: c'è chi si concentra sulla guidance 2016 come elemento negativo e chi, invece, ritiene di non facile realizzazione l'aumento dei margini di Fca nel Nord America, tra gli elementi cardine del piano. Da inizio anno il titolo Fca ha perso il 18,85%, mentre la capitalizzazione in Borsa è sotto quota 9 miliardi (8,93). Pesante la giornata anche a Wall Street, dove le azioni del Lingotto sono state sospese al ribasso.Le banche d'affari hanno messo mano al prezzo obiettivo per Fca: Equita lo ha ridotto da 12,3 a 11,8 euro, Mediobanca da 10,9 a 10 euro, mentre Akros «fatica a trovare un forte catalizzatore nelle azioni Fca dopo che l'ipotesi di fusione con un altro costruttore non è più all'ordine del giorno». Da Sergio Marchionne, dopo la presentazione dei conti, nessun cenno a questo tema, come anche ai volumi di produzione previsti, visto che i 7 milioni di auto sfornate nel 2018 non saranno raggiunti. Lo stesso ad, del resto, nel presentare nel 2014 i futuri sviluppi del gruppo grazie all'integrazione tra Fiat e Chrysler aveva definito «coraggioso» quel piano. Negli Usa, intanto, i costi minimi della benzina e la contemporanea corsa all'acquisto di grossi Suv e pick-up, hanno costretto Marchionne a rivedere le strategie. Fca chiuderà così il suo impianto in Michigan, a Sterling Heights, dove viene prodotta la Chrysler 200, per sei settimane. Sia la 200 sia la Dodge Dart, realizzata su base Alfa Romeo Giulietta ed equipaggiata anche con il motore «verde» 1.4 Turbo MultiAir sempre di casa Fca, potrebbero essere affidate in futuro a partner industriali. Il mercato Usa chiede altro, e sembra infischiarsene, nonostante il «dieselgate», di motorizzazioni virtuose per consumi ed emissioni. Il gruppo aumenterà invece la produzione del Wrangler a Toledo, in Ohio. La Fiat 500, che nasce a Toluca, in Messico, non sarà invece toccata da questa rivoluzione. Con Mini, infatti, appartiene a una nicchia e si rivolge a un pubblico glamour. Il 2 febbraio, intanto, si conosceranno le proiezioni del mercato Usa nel 2016, alla luce dei risultati di gennaio.E poi c'è Alfa Romeo. Il 2016 sarà l'anno della nuova Giulia, e su questo sono ora concentrati i vertici, in particolare il capo del marchio, Harald Wester. Secondo indiscrezioni la Giulia potrebbe essere su strada già a ridosso del Salone di Ginevra, in marzo, mentre per il primo «porte aperte» c'è chi ipotizza i primi di aprile. Il colpo di acceleratore servirebbe anche come antidoto alle polemiche sui nuovi ritardi annunciati per il resto della gamma (il Suv debutterebbe all'inizio del 2017, il resto entro il 2020). E per tenere viva l'attenzione, Giulietta (nelle prossime settimane) e MiTo (probabilmente in estate) saranno oggetto di un rinnovamento.

A Cassino, infine, sta per partire la linea di montaggio della nuova Giulia che, entra metà marzo, dovrebbe lavorare a regime. Ferdinando Uliano (Fim): «Giulia e Suv è molto probabile che assorbiranno totalmente la Cig a Cassino e avranno anche impatti di crescita occupazionale».

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