Economia

A marzo nuove buste paga: chi avrà l'aumento (e come)

A partire dal primo di marzo entrerà in vigore il cosiddetto "assegno unico"

A marzo nuove buste paga: chi avrà l'aumento (e come)

Secondo quanto riportato direttamente dal Dipartimento finanze del ministero dell'economia, dovrebbero essere i nuclei familiari meno abbienti con figli a beneficiare maggiormente del cosiddetto "assegno unico" e della riforma dell'Irpef. Sempre stando ai calcoli del dicastero 1,13 milioni di famiglie italiane rientranti nel primo decimo di reddito equivalente, quello più debole dal punto di vista economico, dovrebbero poter godere di un beneficio stimato in poco più di 1900 euro annuali.

L'aumento stimato avrebbe un'incidenza sul reddito lordo dell'11,6%, in larga parte ascrivibile agli effetti dell'introduzione dell'"assegno unico", in rampa di lancio dal prossimo primo di marzo. Unitamente alla riforma dell'Irpef, secondo le stime del Dipartimento Finanze del Mef, dovrebbero garantire "un carattere redistributivo a favore dei nuclei familiari più vulnerabili e delle aree più svantaggiate del Paese". Tali benefici si ridurrebbero poi gradualmente per i nuclei rientranti invece nei decimi successivi, quelli più ricchi, scendendo fino a circa 500 euro, per un totale di 22 milioni di famiglie coinvolte nelle novità. Dichiaratamente, quindi, il Mef punta a ridurre le disuguaglianze, specie nel Mezzogiorno del Paese. Nel suo rapporto, il Dipartimento finanze ribadisce più volte il concetto secondo cui le due misure debbano essere valutate nel loro complesso. Nello specifico la revisione dell'Irpef, col passaggio da 5 a 4 aliquote e i ritocchi degli scaglioni, è il primo passo verso ciò a cui punta il governo, vale a dire una riforma fiscale ancora più ampia, le caratteristiche della quale saranno tracciate all'interno della delega all'esame del Parlamento.

La soddisfazione del Mef

"Gli effetti redistributivi per area geografica delle due riforme mostrano nel complesso un miglioramento nelle disuguaglianze territoriali", si legge nel rapporto del Dipartimento finanze."Infatti, nel Sud Italia, l'indice di Gini calcolato per il reddito disponibile familiare presenta una riduzione maggiore rispetto allo stesso indicatore calcolato per le altre aree territoriali (-2,50%, contro il -1,66% del Centro e il -1,30% del Nord)". Secondo le stime del ministero, quindi, "i risultati segnalano che la revisione dell'Irpef e l'introduzione del nuovo assegno unico universale sono strumenti efficaci per ridurre la disuguaglianza dei redditi disponibili nelle aree più svantaggiate del Paese".

Cosa succede in busta paga

Le differenze ravvisabili in busta paga sono una conseguenza dell'entrata in vigore della nuova Irpef, basata su quattro scaglioni. La legge di Bilancio ha lasciato invariata l'aliquota del 23% per i redditi fino a 15mila euro, ha sostituito l'aliquota (dal 27% al 25%) per i redditi compresi tra 15mila e 28mila euro l'anno, e cambiato completamente il terzo gradino: se prima era prevista un'aliquota del 38% per i redditi compresi tra 28mila e 55mila euro l'anno, ora si ha un'aliquota del 35% per i redditi compresi tra 28mila-50mila euro annui.

Le vecchie ultime aliquote, cioè al 41% per redditi compresi tra 55mila e 75mila euro e al 43% per redditi superiori ai 75mila euro annui, sono state invece soppiantate da un'unica aliquota al 41%, che colpisce indistintamente tutti i redditi superiori ai 55mila euro l'anno.

La maggior parte dei benefici dovrebbe derivare comunque dall'introduzione del cosiddetto "assengo unico": tale misura sarà di 175 euro mensili per famiglie con Isee pari o inferiore a 15mila euro, per poi diminuire progressivamente fino a 50 euro mensili per famiglie con Isee superiore a 40mila euro. È bene comunque sottolineare il fatto che nella combinazione redditi/Isee alcuni nuclei familiari potranno ricevere importi nettamente inferiori rispetto agli anni precedenti. Il totale dell'assegno è valutato non solo sulla base della condizione economica della famiglia, tenendo conto anche dell'età dei figli a carico, ma altresì sulla situazione patrimoniale, che non definisce in toto la ricchezza di un nucleo. In situazioni con redditi medio-alti e Isee superiore a 40mila euro, la conseguente erogazione di un assegno fisso da 50 euro produrrà un sostegno economico di gran lunga inferiore rispetto a quanto percepito prima della riforma.

Ciò che si può tradurre complessivamente in una perdita annuale fino a 946 euro per famiglie con due redditi da lavoro, ad esempio di 35mila euro e 18mila euro l'anno, di padre e madre coniugati, con due figli di almeno 3 anni di età e Isee superiore a 40mila euro.

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