L'incubo Mps, il cantiere Unicredit, l'ennesima iniezione di liquidità nelle casse delle ex popolari venete da ricapitalizzare e il conto salato da pagare per il salvataggio di Etruria&C, mentre incalzano le grandi manovre sulle Generali lanciate da Intesa Sanpaolo.
Sarà questo lo sfondo del tredicesimo congresso di Assiom Forex che riunirà banchieri e operatori del mercato domani e sabato a ModenaFiere. «Una due giorni ricca e stimolante», l'ha definita ieri Marco Messori, vicepresidente dell'associazione che nel 2017 compie sessant'anni e oggi conta oltre 1.400 iscritti appartenenti a 450 istituzioni finanziarie.
La giornata clou sarà sabato mattina con l'intervento del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. L'anno scorso, parlando dal palco, Visco aveva dedicato molto spazio alle responsabilità altrui, a cominciare da quelle di Bruxelles che ci ha imposto il bail-in senza prestare «sufficiente attenzione alla fase di transizione». Seguirà lo stesso copione o verrà fatta anche un bilancio dell'azione dell'autorità che Visco guida dal 2011 con un mandato in scadenza a novembre di quest'anno? Vedremo.
Nel frattempo, alla vigilia del congresso, si allungano i tempi del dl banche al Senato. Il provvedimento dovrebbe approdare in aula non più martedì ma giovedì prossimo. I motivi sono tecnici, la commissione bilancio è impegnata sul parere degli emendamenti del Milleproroghe.
Governo e maggioranza stanno intanto valutando la possibilità di riaprire i termini per presentare domanda per accedere al rimborso automatico per gli obbligazionisti dei quattro istituti in risoluzione. Si potrebbero riaprire fino al 30 giugno i termini per il rimborso forfettario, scaduto a inizio gennaio, per allineare il percorso a quello dell'arbitrato.
Quanto al caso più delicato, quello del Monte, ci sono delle novità: mentre l'ad Marco Morelli lavora al piano industriale per presentarlo a fine febbraio, l'istituto senese ha infatti emesso i primi bond con garanzia dello Stato allo scopo di ripristinare la liquidità persa nel corso del 2016. In una nota, Mps ha spiegato che uno dei due titoli, per un valore di 3 miliardi, scadrà nel gennaio 2018, con cedola 0,5%, e l'altro, per un valore di 4 miliardi, scadrà nel gennaio 2020, con cedola 0,75 per cento. I titoli, assistiti appunto da garanzia pubblica, «sono stati sottoscritti interamente dall'emittente e verranno venduti sul mercato, o utilizzati come collaterale a garanzia di operazioni di finanziamento, nel corso del 2017». Nell'anno in corso, la banca ha intenzione di emettere bond per un massimo di 15 miliardi. Dal governo arriva intanto la voce del sottosegretario al Tesoro, Pier Paolo Baretta: «L'intervento dello Stato non può essere di brevissima durata ma, una volta che la banca sarà in condizione di camminare da sola, la rimetteremo nel mercato perché la linea del governo non è la nazionalizzazione», ha detto Baretta.
E sempre ieri, in un intervento pubblico alla vigilia della riunione dell'Eurogruppo, il presidente Jeroen Dijsselbloem ha sottolineato che per Mps «si dovrà e si troverà una soluzione nel caso delle possibili vendite fraudolente di bond della banca ad alcuni clienti». Le soluzioni, ha ribadito il numero uno dell'Eurogruppo, «devono essere trovate all'interno delle norme dell'Unione bancaria.
Molta attenzione è data anche dalla stampa al Monte dei Paschi, ma allo stesso tempo altre banche sono in fase di ristrutturazione e di ricapitalizzazione attraverso soluzioni private. Unicredit, la più grande banca italiana molto più grande di Mps, sta attualmente raccogliendo circa 13 miliardi fra gli investitori privati», ha ricordato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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