L'accordo era pronto da venerdi scorso. Mediaset, oltre alla cessione in Spagna della sua quota del 22% di Canal+, ha così venduto a Telefonica anche l'11% della sua pay tv italiana, Premium. Altri 100 milioni di euro che vanno a sommarsi ai circa 365 pagati dall'ex monopolista iberico per la quota della prima tv a pagamento di Madrid. Un buon incasso per la società del Biscione alle prese con un mercato pubblicitario in ripresa, ma non florido, e con un rinnovamento del business televisivo in corso in Europa negli Usa. Premium, ricca di contenuti sportivi di qualità (Serie A e Champions) e, quindi, pagati a caro prezzo, è stata valorizzata oltre quanto ipotizzato dagli analisti, circa 900 milioni di euro per 1,9 milioni di utenti. E potrebbe diventare una società autonoma. Inoltre, il vicepresidente di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, ha già messo le mani avanti puntualizzando che il gruppo sta comunque parlando anche con altri per cedere ulteriori quote della tv a pagamento. L'intento, con il possibile ingresso di Al Jazeera, è quello di creare una pay tv transeuropea, visto che la tv del Qatar è già presente in Francia. Non è un caso, infatti, che anche l'altra pay tv transalpina, Vivendi, sia interessata a Premium. Certo è che il business della pay tv, che si sta imponendo nell'ormai imperante universo Internet, dominato dalla cosidette tv intelligenti, sempre connesse alla rete, si avvia a diventare la nuova frontiera televisiva.
Non è un caso, infatti, che Rupert Murdoch, patron di News Corp, che in Italia possiede la prima pay tv, Sky, con circa 4 milioni di abbonati, stia puntando a creare un grande network paneuropeo delle tv a pagamento che fanno capo alla sua galassia. L'intesa potrebbe essere annunciata in estate dato che l'acquisto di Canal+ da parte di Telefonica rappresenta, per molti analisti, l'inizio di una serie di manovre che modificheranno gli attuali equilibri in Europa. L'idea di Murdoch è quella di creare un grande conglomerato unificando la sua quota (39%) in BSkyB con il 55% di Sky Deutschland e gli asset di Sky Italia. Un'operazione che, secondo gli analisti, ha un valore di 10 miliardi di euro.
Poco, rispetto a quanto recentemente pagato dal colosso delle tlc Usa, At&T, per acquistare la tv satellitare DirecTv: 67,1 miliardi di dollari in contanti e azioni. Direct tv è la seconda pay tv degli Stati Uniti con 20 milioni di clienti in Usa e altri 18 milioni in America Latina.
Il mercato delle pay tv è dunque in fase di consolidamento allo scopo di creare le condizioni per una totale integrazione per la distribuzione di contenuti tra la telefonia fissa e mobile e le piattaforme video. Una strategia sposata da Telefonica, che in Spagna controlla ora Canal + con circa 1,6 milioni di abbonati, e che in Italia ha investito in Mediaset, unico concorrente di Sky. Telefonica è anche il primo azionista (con il 15%) di Telecom Italia che ha stretto con Sky un accordo per i servizi pay.
Insomma, un intreccio di partecipazioni e scelte di partner che potrebbero perfino sembrare volute per dispetto.
In ogni caso i contenuti tv, soprattutto quelli sportivi, sono ormai indispensabili per convincere gli utenti a dotarsi di un collegamento a banda ultralarga.
Il problema, di non facile soluzione, sarà ora quello di trovare un mix interessante per remunerare sia i contenuti, e quindi le società televisive, sia la connessione ossia i gestori di tlc. A Milano, ieri, il titolo Mediaset è sceso dello 0,9%, mentre a Madrid le azioni di Mediaset España sono cresciute dello 0,63 per cento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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