Non c'è pace tra Mediaset e Vivendi. Ieri il Biscione ha presentato un esposto alla Consob per denunciare all'autorità di vigilanza del mercato che l'azionista francese Vivendi sta agendo per deprimere il valore del titolo Mediaset. La vicenda è intricata e parte dal mancato acquisto della pay tv Premium da parte dei francesi, ormai tre anni fa. Da allora tra le due società è partita una causa miliardaria, promossa da Mediaset e dalla sua controllante Fininvest che hanno chiesto ben 1,8 miliardi di danni al gruppo controllato dal finanziere Vincent Bollorè.
Nel frattempo il mercato televisivo per la tv in chiaro si è fatto sempre più difficile con l'avvento di concorrenti online, come Netflix e Amazon, che distribuiscono a piene mani serie tv sul web e con la disaffezione dei più giovani alla visione della tv tradizionale. Mediaset ha così cercato nuove strade per uscire dai confini nazionali individuando quella della creazione di una nuova società, MediaforEurope (MfE), che riunirà, tramite fusione, Mediaset Italia con la controllata spagnola. La sede verrà spostata in Olanda ma la società continuerà ad essere quotata e a pagare le tasse in Italia. La riunificazione delle due Mediaset permetterà sinergie e tagli dei costi per 100-110 milioni all'anno entro il 2023. Inoltre la legislazione olandese rafforza la presa di Fininvest della famiglia Berlusconi che oggi è il primo azionista di Mediaset con il 44,1% (ma con il 45,7% dei diritti di voto), tallonata dalla francese Vivendi che ha comprato a fine 2016, in modo ostile, il 28,8% del capitale (29,9%). Quanto a MfE, l'operazione è apprezzata dagli analisti da un punto di vista industriale ma sul fronte della governance fa aumentare i diritti degli azionisti di maggioranza. Ed è proprio su questo il punto su cui batte Vivendi. Mediaset comunque non dovrebbe avere problemi a far passare l'operazione quando sarà proposta alle assemblee delle due società, quella italiana e quella spagnola, il 4 settembre prossimo anche perchè non dovrebbero essere ammessi al voto Vivendi che detiene direttamente il 9,6% e la sua fiduciaria Simon dove è stato fatto confluire il 19,2% delle azioni. È comunque evidente che tenere il titolo sopra il prezzo di recesso, fissato a 2,77 euro, sia importante. Ieri il Biscione è salito dello 0,51% a 2,95 euro. La controllata spagnola del 3,55% a 6,05 euro, ancora sotto i 6,55 euro previsti per il recesso. Mediaset ha stanziato 180 milioni per acquistare i titoli delle minoranze dissenzienti. L'operazione va approvata con la maggioranza semplice in Spagna, dove il Biscione ha oltre il 50%, e con il voto favorevole dei due terzi del capitale presente in assemblea in Italia. Il riassetto, se approvato, assegnerà un'azione MediaforEurope, quotata a Milano e a Madrid, per ogni Mediaset e 2,33 azioni MediaforEurope per ogni Mediaset Espana.
Nell'esposto di ieri Mediaset auspica che Vivendi venga invitata ufficialmente ad assumere una posizione pubblica e inequivoca in merito alle sue reali intenzioni rispetto all'operazione annunciata lo scorso 7 giugno.
La segnalazione a Consob è stata trasmessa anche a Agcom ai fini del monitoraggio sui comportamenti di Vivendi a seguito della «accertata violazione» dell'articolo 43 del Tusmar (testo unico di radiotv) che ha obbligato Vivendi a conferire i due terzi della partecipazione in Mediaset a Simon Fiduciaria.
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