Mediobanca, entra Zaleski Geronzi: «Siamo felici»

Mediobanca, entra Zaleski Geronzi: «Siamo felici»

da Milano

Si chiama Romain Zaleski l’ultimo arrivato tra i grandi soci di Mediobanca: il finanziere franco-polacco ha il 2,2%. Lo si è appreso ieri dalle comunicazioni alla Consob, anche se si tratta di un’operazione portata a termine la scorsa settimana. La mossa, effettuata nel pieno delle trattative in corso per collocare il 9,4% di Mediobanca messo in vendita da Unicredit, assume un significato particolare. Anche perché, secondo indiscrezioni, Zaleski aveva già una quota intorno all’1%. Ma superando la soglia «legale» del 2%, ha scelto di venire allo scoperto. Va dunque chiarito per quale motivo Zaleski sia da ieri uno dei maggiori soci di Mediobanca, ancorché fuori dal patto di sindacato che racchiude il 48%.
Non è forse un caso che il presidente di Mediobanca in persona, Cesare Geronzi, abbia insolitamente accettato di commentare la notizia dell’ingresso di Zaleski: «Siamo felici che un imprenditore amico sia entrato in Mediobanca». Una dichiarazione di peso anche perché, secondo la vulgata della finanza milanese, Zaleski è da sempre vicino a Giovanni Bazoli, il presidente di Intesa Sanpaolo che più ha criticato il recente assetto di Mediobanca dopo la fusione Unicredit-Capitalia. Zaleski, tramite la Carlo Tassara spa, è il primo socio non finanziario di Intesa con il 5,9%. Oltre a essere presente nelle Generali con il 2,3% e in Telecom con l’1,9%. E il mondo Bazoli-Intesa sarebbe proprio l’«antagonista» di quello Geronzi-Mediobanca nella complessa partita Piazzetta Cuccia-Telecom-Generali intorno alla quale si sta giocando l’equilibro tra i poteri della grande finanza. Invece l’accoglienza calorosa di Geronzi a Zaleski sembra quasi cambiare la prospettiva del «bipolarismo bancocentrico». Come se nel lungo colloquio di settimana scorsa, Bazoli e Geronzi avessero parlato anche di Zaleski e del possibile ruolo che potrebbe svolgere nella comune difesa di Generali o della stessa Mediobanca. Ma è presto per dirlo, anche perché una quota del 2% in presenza di un patto che controlla il 48% potrebbe semplicemente non essere vista come una minaccia da Mediobanca.
Di certo la figura dell’imprenditore franco-polacco che vive tra la Valcamonica e Milano assume da ieri una valenza maggiore negli equilibri tra i poteri forti. A conti fatti le partecipazioni della Carlo Tassara in Piazza Affari ammontano a 8 miliardi di controvalore. Oltre a Intesa, Mediobanca, Telecom e Generali, Zaleski ha un piede anche nel neo terzo polo Mps-Antonveneta (2%), in Ubi Banca (2,3%), nella Mittel (la finanziaria in orbita-Bazoli, con il 20,1%) e in Edison con l’11% (oltre a una quota nel gruppo siderurgico Arcelor del 4,5%, che vale da sola 3 miliardi). A fronte di tale tesoro Zaleski presenta debiti intorno ai 7 miliardi sostenuti da affidamenti «trasversali» delle banche garantiti dai titoli in pegno. Finanziamenti erogati non solo da Intesa, che avrebbe un’esposizione di 1,8 miliardi, ma soprattutto da Unicredit (primo socio di Mediobanca), per 2,3 miliardi.


In seguito all’ingresso di Zaleski, i titoli Mediobanca hanno reagito con un rialzo di quasi il 2% a 16,4 euro, sulla scorta di aspettative di attriti nell’azionariato. Ma i segnali arrivati successivamente hanno smorzato questi entusiasmi e nel dopo Borsa Mediobanca ha ceduto lo 0,5 per cento.

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