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Mediobanca, ha vinto la lista di Nagel

Confermate le previsioni ma grazie a Delfin in consiglio entrano due figure indipendenti

Mediobanca, ha vinto la lista di Nagel

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Tutto come da previsioni all'assemblea degli azionisti di Mediobanca. La lista del consiglio d'amministrazione, che proponeva Alberto Nagel come amministratore delegato e Renato Pagliaro come presidente, ha superato la prova dell'assemblea ottenendo il favore del 40,4% del capitale, distaccando di otto punti la lista di minoranza del primo socio Delfin, che si è fermata al 32,06 per cento. Il 3,5% del capitale, invece, ha votato per la lista di Assogestioni. Modesta l'astensione (1%).

Qualcuno ipotizzava un distacco più risicato, ma è parso fin da subito che l'elevata affluenza - presente il 76,8% del capitale - con il dato più alto degli ultimi dieci anni avrebbe favorito la lista del management. Non hanno depositato le azioni Poste Italiane e Gavio, che insieme valgono poco meno del 2% del capitale. Va detto che Nagel e Pagliaro sarebbero stati eletti alla guida di Piazzetta Cuccia anche in caso di sconfitta in assemblea, avendo Delfin presentato una lista di minoranza: quello che cambia è che in cda entrano due esponenti della lista Delfin e non cinque (sui 15 totali).

Per la cassaforte dei Del Vecchio, che ha il 19,74% di Piazzetta Cuccia, era presente Romolo Bardin, l'amministratore delegato. Dopo l'assemblea è uscito sorridente e si è trattenuto in Piazzetta Cuccia. «Noi abbiamo presentato una lista di minoranza, è andata secondo le attese», ha detto, «ora vogliamo solo portare il nostro contributo e lavorare in cda nell'interesse dell'istituto». Sul futuro e il probabile nuovo confronto fra tre anni, solo una parola: «Vedremo». A fianco di Delfin, in assemblea, il gruppo Caltagirone (9,98% delle quote). La sensazione è che dalle parti dell'imprenditore romano si pensi che la partita vera si giocherà fra tre anni. Delfin manda in cda Sandro Panizza e Sabrina Pucci, due consiglieri indipendenti per la prima volta nel cda di Piazzetta Cuccia, e la presidenza del collegio sindacale con Mario Matteo Busso.

Soddisfatto Nagel, che ha difeso i suoi risultati e la decisione di diversificare il business con credito al consumo e wealth management. Per lui, non era possibile per Mediobanca «rimanere quella di una volta». Quanto al voto, «ci aspettavamo un supporto forte, ma questo è andato al di là delle nostre migliori previsioni, il che vuol dire che c'è stato un apprezzamento per la nostra proposta di governance e industriale». L'assemblea ha votato a favore a tutti i punti all'ordine del giorno, comprese remunerazioni e aumento di capitale gratuito da 3 milioni di azioni per il Piano di incentivazione dei dipendenti. Dai piccoli soci intervenuti, però, è arrivato da più parti l'invito a collaborare di più con i grandi soci. Nagel ha assicurato che da parte sua con Delfin e Caltagirone non è mancata la volontà di raggiungere un accordo anche se «all'interno del dialogo costruttivo si è registrata una differenza di vedute sull'impianto di governance». Riguardo al tema dell'autoperpetuazione dei manager, Nagel ha sposato po' a sorpresa la tesi di Caltagirone dicendo che il problema può essere risolto con «il voto al singolo nome» e non alla lista in blocco, come prescritto dal Ddl Capitali approvato in Senato. Tra i piccoli soci più critici c'è poi chi ha domandato a Pagliaro, avendo contro i grandi azionisti, se non avesse riflettuto di farsi da parte.

Pagliaro l'ha presa con ironia dicendo che rifletterà sulla cosa, perché lui «è una persona che riflette sempre».

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