di Marcello Zacché
La fusione tra Unipol e Fonsai è l'operazione finanziaria dell'anno. Segna il tramonto di un gruppo di potere, quello di Salvatore Ligresti, che ha partecipato agli equilibri del capitalismo italiano per 30 anni. È per questo che oggi, alle 17.30, in Mediobanca si svolgerà un consiglio bollente, nel quale l'ad Alberto Nagel, nel presentare gli avanzamenti sui lavori della fusione, dovrà anche difendere spiegare perché ha messo la sua sigla sulla lettera con la quale i Ligresti chiedevano una buonuscita.
Ma intanto Unipol-Fonsai va avanti e prende forma la nuova società. Nella quale però non ci sarà uno dei protagonisti di questi mesi: Piergiorgio Peluso, emigrato in Fonsai un anno e mezzo fa da Unicredit per fare il direttore generale della compagnia dove la sua ex banca ha finora investito 230 milioni in equity e altri 500 milioni calcolando l'esposizione complessiva nell'ex gruppo Ligresti. Peluso, pedina decisiva nel portare avanti il progetto, non ha trovato un accordo per una posizione adeguata nella grande compagnia che nascerà e che sarà guidata dall'attuale ad di Unipol, Carlo Cimbri. Per questo, terminata la fase più delicata e alla vigilia della nomina del prossimo cda di Fonsai, in calendario il 18 ottobre, ha deciso di lasciare e di accettare un incarico nuovo e con grande prospettive: si tratterebbe della direzione finanziaria di Telecom Italia, posizione vacante per il prossimo passaggio di Andrea Mangoni al vertice di Tim Brasil. E dalla quale arriva anche l'attuale ad del gruppo e numero uno per l'Italia, Marco Patuano. Il condizionale è obbligato perché la nomina del 42enne manager (figlio del ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri) in Telecom non è ufficiale e gli interessati si guardano bene dal confermarla. Ma le indiscrezioni raccolte dal Giornale negli ambienti finanziari sono autorevoli. Anche perché, tra i soci che controllano Telecom, insieme con Generali e Intesa, c'è anche Mediobanca, che a Peluso deve molto per il lavoro svolto in Fonsai e che avrebbe avuto riservatamente un certo peso nell'indicare a Franco Bernabé, presidente esecutivo di Telecom, la figura del manager bancario. E Bernabé avrebbe apprezzato, preferendolo a candidature naturali interne (come quella di Stefano De Angelis, amministrazione e controllo), soprattutto per inserire un manager nuovo e quotato in una funzione strategica per il gruppo. Forse si deve anche a queste «manovre» il rialzo di ieri (2,6%) del titolo Telecom. In ogni caso, da ora per Fonsai il futuro targato Unipol è più vicino. Si vedrà dalla composizione del cda che dal 18 ottobre lavorerà per la fusione e la presentazione del piano industriale. Con l'obiettivo di approvare la fusione entro gennaio, ma in ogni caso rendendola efficace dall'1 gennaio 2013.
Questo è il risultato industriale che Nagel può oggi raccontare al cda, dove siedono anche i rappresentanti di Unicredit, al lordo del salvataggio del miliardo di euro erogato a Fonsai da Mediobanca e dei crediti ricordati prima concessi da Unicredit. A fronte di questo risultato c'è il problema delle sigle di Nagel sulle richieste, irricevibili, dei Ligresti. Ma sulle quali indaga la Procura di Milano.
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