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Mediobanca, Nagel va allo scontro

Nella lista del cda nessun esponente di Delfin e Caltagirone. Pagliaro candidato presidente

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Le possibilità di un accordo in extremis erano ben poche, il comitato nomine di Mediobanca di ieri le ha spazzate via. Al cda, quindi, arriverà una lista di quindici nomi tra i quali non figurerà nessun rappresentante di Delfin né tantomeno del gruppo Caltagirone. Si punterà quindi alla continuità, con Alberto Nagel amministratore delegato e Roberto Pagliaro come presidente. La prossima tappa sarà il board di domani, che dovrà dare la sua approvazione alla lista proposta dal comitato nomine che in seguito verrà resa pubblica. Altamente improbabile che, prima di allora, si trovi la via per evitare lo scontro in assemblea.

Nelle ultime settimane era arrivata una proposta ufficiale di mediazione, uscita dal comitato nomine e avallata dal cda, che prevedeva l'indicazione da parte di Delfin (che ha poco meno del 20% del capitale) di quattro consiglieri anziché i due previsti in cambio dell'accettazione di diverse clausole su cessioni azionarie, voto alla lista del cda e impegni a sostenere il piano. Il primo azionista, dal canto suo, avrebbe voluto un più profondo rinnovamento del board (si era parlato dei due terzi sui 15 totali) e, soprattutto, la scelta di un presidente condiviso per la sostituzione di Pagliaro, da 13 anni ai vertici di Mediobanca e visto come inadeguato a interpretare lo spirito di rinnovamento che gli eredi Del Vecchio, guidati dal manager Francesco Milleri, avrebbero voluto dare alla merchant bank. Una richiesta che ha ricevuto in risposta il secco no da parte del board guidato da Nagel, con la motivazione che l'accordo con un singolo socio avrebbe violato la regola che conferisce al consiglio la facoltà di indicare il miglior candidato possibile. E, del resto, in Piazzetta Cuccia non si vorrebbe cambiare troppo la squadra, perché si ritiene che una rivoluzione profonda non sarebbe vista bene dal mercato e inoltre rallenterebbe l'attuazione del piano presentato da Nagel lo scorso maggio. Dai vertici di Delfin tale diniego viene letto come irragionevole e del tutto irrispettoso della volontà dei principali azionisti, motivo per cui entro il 3 ottobre verrà presentata dalla finanziaria degli eredi Del Vecchio una sua lista lunga, vale a dire con sette nomi (e non due) che in caso di maggioranza dei voti ottenuti nell'assemblea del 28 ottobre entrerebbero in blocco in cda. Un'ipotesi ardita, non impossibile, dal momento che al circa 20% di Delfin si potrebbe aggiungere in assemblea il 9,9% di Caltagirone e, forse, anche il 2,4% dei Benetton. Oltre al fatto che tra i soci storici di Mediobanca c'è chi ha fatto sapere di non apprezzare l'ostinazione del management. Perché nella malaugurata ipotesi di sconfitta della lista del cda, Mediobanca si troverebbe un cda spaccato e con serie difficoltà a lavorare.

Se dovesse perdere Delfin, invece, avrebbe solo due consiglieri, visto che uno andrà alla lista di Assogestioni, ma è un rischio calcolato per Milleri che preferisce avere due consiglieri con mani libere, piuttosto che quattro «imbalsamati».

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