
Se c'è una cosa sicura, è che Alberto Nagel non si farà piegare tanto facilmente. Il numero uno di Mediobanca, infatti, è già al lavoro su un piano di riserva per tentare di resistere all'avanzata di Mps sulla banca d'affari che guida da quasi 17 anni. La retromarcia con rinvio al 25 settembre dell'assemblea che doveva dare il via libera allo scambio azionario per avere Banca Generali ne ha ferito l'immagine, nel senso che si è trovato nelle condizioni di ritrattare clamorosamente sulla richiesta di rinvio del suo principale socio-avversario, Francesco Gaetano Caltagirone. D'altra parte, scontato lo scotto reputazionale - con diversi fondi che da Londra sarebbero stati non poco irritati dalla retromarcia annunciata solo alla vigilia dell'assemblea - adesso ha a disposizione l'intera estate per implementare la strategia originale: completare il buyback e cercare nuovi soci.
La decisione del rinvio, certo non facile, sarebbe cominciata a maturare nel corso di venerdì. La contesa in assemblea, del resto, fino all'ultimo è stata in bilico, ma a favore di Nagel che era fiducioso di strappare un via libera anche se risicato. Tant'è che, in risposta la richiesta di Caltagirone di un rinvio sulla base di una carenza di informazioni, inizialmente era stata rispedita al mittente addirittura accusando Caltagirone di "conflitto d'interessi". Poi la notizia della posizione di Unicredit nel capitale di Mediobanca (un 1,9% per conto di clienti) ha fatto sballare i conti: del resto un 1,9% che passa da una parte all'altra pesa il doppio in termini di travaso di consensi. Nagel sapeva che anche di uno 0,7% in mano a clienti di Intesa Sanpaolo sarebbe finito dal lato opposto della barricata (circostanza che sarebbe emersa da interlocuzioni con il ceo Carlo Messina) e da qui è nata l'idea di mettere nel congelatore l'operazione per evitare il rovescio in assemblea.
Secondo indiscrezioni raccolte da Il Giornale, il capo di Mediobanca starebbe incontrando alcuni imprenditori storicamente vicini a Piazzetta Cuccia per convincerli a comprare pacchetti di azioni e sposare il suo progetto. Se, nell'ambito di questi incontri, riuscisse a portare dalla sua un 2-3% del capitale al quale aggiungere l'apporto del riacquisto di azioni proprie attualmente in atto, allora l'asticella del consenso potrebbe tornare a pendere dalla sua parte. Si tratterebbe comunque di un piano di difficile realizzazione e pieno d'incognite, dal momento che anche gli altri attori protagonisti non staranno fermi.
Inoltre, dopo le rivelazioni sulla sull'esposto partito proprio da Piazzetta Cuccia alla volta del Tribunale di Milano (inizialmente smentito), resta in sospeso anche la vicenda giudiziaria, con la Procura di Milano che sta indagando sulle modalità dalla cessione da parte del Tesoro del 15% di Banca Mps. Su questo fronte, secondo quanto emerso da indiscrezioni di stampa, Mediobanca avrebbe presentato anche un esposto alla Dg Comp, la divisione Ue che vigila sulle questioni di concorrenza, per denunciare le operazioni del Mef su Mps che resterebbero nel perimetro degli aiuti di Stato.
Un'ipotesi, tuttavia, che rischia di essere perdente in partenza, con la stessa Dg Comp che lo scorso gennaio, attraverso un portavoce, ha affermato che "l'istituto senese non è più vincolato ai sensi della decisione sugli aiuti di Stato" ad "astenersi dalle acquisizioni".