Economia

Boom del mercato immobiliare. A Milano i prezzi salgono del 6,3%

Salgono prezzi per il mercato immobiliare e calano i tempi di attesa anche per i locali adibiti al commercio. Le città vincono ancora sui piccoli centri

Boom del mercato immobiliare. A Milano i prezzi salgono del 6,3%

Borse incerte e inflazione alle stelle sembrano compartecipi nell’avere spinto il mercato immobiliare che è diventato un rifugio per un numero maggiore di investitori e che, dati alla mano, potrebbe di nuovo rallentare nei prossimi mesi, complici gli aumenti dei mutui.

Nei primi sei mesi del 2022 i prezzi sono cresciuti mediamente del 2,9% rispetto al primo semestre del 2021 e, a Milano, i prezzi sono aumentati fino al 6,3%, il tasso più alto registrato tra le 13 città monitorate dall’Osservatorio sul mercato immobiliare pubblicato dall’azienda di consulenze e analisi di mercato, Nomisma.

Gli aumenti, misurati in media del 2,9%, non riguardano soltanto le soluzioni abitative ma anche gli spazi commerciali, quindi negozi e uffici. A fronte delle impennate dei prezzi rilevate a Milano, ci sono altre piazze in cui la situazione è diversa. Il rapporto prende in considerazione le città di Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino e Venezia. Ed è proprio la città lagunare a chiudere questa particolare classifica, con una contrazione dei prezzi dello 0,2%.

Case, negozi e uffici

Per ognuna delle tredici città campione, Nomisma ha misurato i prezzi e i tempi di attesa relativi a tre diversi settori del mercato immobiliare, ovvero quello abitativo, quello destinato agli uffici e quello commerciale, i negozi.

Il segmento degli uffici ha fatto registrare un aumento medio dello 0,5% e quello commerciale dello 0,3%. Secondo Nomisma questa crescita è da ricondurre alla rinnovata voglia delle persone di uscire di casa dopo le clausure totali o parziali imposte dal Covid-19 e dare continuità al passato con acquisti e attività di diverso tipo. Cosa che fa bene anche ai commercianti che tornano a investire nei rispettivi esercizi.

Queste percentuali sono però valori medi che danno un’immagine più puntuale se presi singolarmente: a Milano il costo degli spazi da adibire al commercio è aumentato del 2,4% mentre a Genova e a Palermo si è registrata la contrazione più consistente, con il -1,5%.

I tempi e i luoghi di vendita

È sempre a Milano che si misurano i tempi minori necessari alla realizzazione di una transazione immobiliare i cui valori medi nazionali sono di 5,2 mesi per le abitazioni, 8,3 mesi per i negozi e 8,7 mesi per gli uffici.

Sempre nell’ambito delle 13 città esaminate, le compravendite avvengono soprattutto nelle periferie (44,5%) e poi nei centri (11%) e c’è scarsità di appartamenti tra i 50 e i 90 metri quadrati, posizionati nei centri cittadini e dotati di ascensore, balconi o terrazze.

Gode di buona salute anche la domanda di locazione, spinta soprattutto da giovani coppie ma anche dagli studenti, dai single e dai nuclei monoparentali.

Delusione da Smart working?

Uno degli effetti sinergici postivi attesi dallo Smart working è proprio il progressivo svuotarsi delle città poiché, chi può lavorare da casa, tende a cercare domicilio nei piccoli centri posti al di fuori delle porte cittadini per vivere in ambienti meno stressanti, più verdi e anche potenzialmente meno costosi.

Non abbiamo dati relativi al mercato immobiliare al di fuori dei 13 centri esaminati da Nomisma ma, l’aumento dei prezzi, indica un aumento della domanda, cosa che fa intuire – almeno a una prima analisi – che lo Smart working non sia ancora incentivato e adottato a dovere, lasciando a ogni singolo lavoratore la possibilità di scegliere la modalità che preferisce, tra presenza fisica e lavoro agile, di svolgere la propria professione.

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