Economia

Merkel: "Vogliamo una Grecia forte"

Draghi rivela che la Bce è esposta con Atene per 104 miliardi. La scorsa settimana acquistati 16,5 miliardi di bond

Merkel: "Vogliamo una Grecia forte"

Le strette di mano e i sorrisi offerti ai fotografi non cambiano la situazione: anche dopo l'incontro di ieri a Berlino, un solco profondo divide sempre Angela Merkel da Alexis Tsipras. Passano i giorni, ma il raggiungimento di un'intesa con i creditori, utile a sbloccare la tranche da 7,2 miliardi di euro, resta lontana. Dopo aver premesso che la Germania non può fare promesse sulla questione della liquidità ellenica, la cancelliera ha passato la palla nella metà campo dell'Eurogruppo, cui spetta «valutare le riforme greche», e ha detto di volere una Grecia «economicamente forte, che cresca». Sono però le ricette su come riportare il Paese sui binari dello sviluppo a divergere. Da parte sua, il leader di Syriza intende «rispettare i trattati» e ammesso «che abbiamo bisogno di grandi riforme strutturali». A un patto: che ci sia anche «giustizia sociale», con chiaro riferimento al piano di assistenza per i più deboli poco digerito dai falchi europei. Durante la riunione bilaterale, Tsipras ha presentato la nuova lista di riforme che prevede l'innalzamento dell'età pensionabile da 62 a 67 anni, oltre a un aumento dell'Iva per le isole turistiche, e un aumento delle tasse su tabacchi e alcol. Poi, è tornato alla carica sui danni di guerra, una «questione etica» per la Grecia, «una questione chiusa» per la Merkel.

A seguire con una certa apprensione gli sviluppi del dossier Grecia è la Bce, uno dei componenti dell'ex Troika ma, soprattutto, il principale creditore di Atene. L'Eurotower «non ricatta la Grecia. Anzi, è esposta per 104 miliardi di euro, pari al 65% del Pil greco. È la più alta esposizione di tutta l'area euro», è stata la risposta data ieri da Mario Draghi a Bruxelles a un'eurodeputata. Insomma, secondo il presidente dell'istituto di Francoforte non sono state esercitate pressioni sul governo Tsipras affinché accettasse una serie di misure in cambio degli aiuti. Né sono state messe in un angolo le banche greche, che «sono solventi, ma la situazione della liquidità si sta deteriorando, ed è aumentata la loro dipendenza dalla Bce». L'azione dell'istituto centrale e il miglioramento economico hanno inoltre eliminato «un rischio sistemico a breve» a causa della situazione di Atene.

Non senza un certo compiacimento, Draghi ha quindi spiegato che il ritmo degli acquisti di titoli «mette il programma globale sulla buona strada per raggiungere un totale di 60 miliardi di euro nel mese di marzo». Dai 9,7 miliardi della prima settimana, lo shopping di debito sovrano è passato, tra il 16 e il 20 marzo, a 16,5 miliardi. Più a rilento procedono invece gli acquisti di Abs (poco più di 250 milioni la scorsa settimana, per un totale di 4 miliardi), mentre sono in lieve crescita quelli di covered bond (3 miliardi, 60 miliardi il totale). C'è il rischio di una bolla nel mercato delle obbligazioni sovrane o corporate? «Non vediamo condizioni di illiquidità per il mercato dei bond governativi», ha rassicurato il numero uno della Bce.

Draghi è quindi tornato a soffermarsi sulla situazione congiunturale, ribadendo come l'effetto combinato di euro e petrolio deboli e del Qe consenta di essere «più fiduciosi di 3-4 mesi fa; la politica monetaria si sta trasmettendo all'economia reale e ci sono diversi segnali come la ripresa del flusso del credito alle piccole e medie imprese». Ma questi miglioramenti «non devono distrarre» dall'attuare le necessarie riforme, così come è stato fatto da Italia e Spagna con gli interventi sul mercato del lavoro di cui sono visibili i «progressi».

Per permettere la sostenibilità di debito e crescita economica, Draghi indica la strada del taglio della spesa corrente a favore di quella in conto capitale: «Perché sappiamo che tipo di spesa sostiene la crescita e quale non la produce, così come per l'imposizione fiscale».

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