Mes, il direttore Reagling sull'Italia: "Non sarà un'altra Grecia"

Il dibattito sul Mes è ancora acceso e continuano ad essere non chiare le eventuali ricadute nell'accesso al Meccanismo di stabilità

Mes, il direttore Reagling sull'Italia: "Non sarà un'altra Grecia"

Il dibattito sull'accesso dell'Italia ai fondi del Meccanismo europeo di Stabilità (Mes) è sempre più duro.

L'idea di aderire al Mes crea più di qualche perplessità, per non dire paura, alla luce di quanto accaduto in Grecia, tra i primi paesi a dover fare i conti con questo meccanismo nel suo periodo economico più critico. L'accesso a quei fondi costò, in termini di restituzione e rispetto degli standard imposti, lacrime e sangue al governo ellenico le cui conseguenze si fanno ancora sentire.

Le richieste ebbero conseguenze ingenti sul welfare, con riforme e tagli draconiani chiesti dalla Troika ad Atene per rientrare del suo debito e "salvarsi". Un vero salasso che, in conclusione, ha reso ancora più difficile la ripresa economica del Paese.

Insomma, i presupposti non sono dei migliori. Ed è anche per questo che il dibattito in Italia si è fatto da subito acceso non appena è iniziata a circolare l'ipotesi Mes. Ma è altrettanto vero che, come affermano molti nei "palazzi che contano", per un Paese come il nostro il rischio non dovrebbe essere lo stesso (e forse anche il trattamento, anche se non si capirebbe il perché) nell'ottica che il nostro Paese sia Too Big to Fail, cioè troppo grande per fallire.

Considerando lo scarso interesse che l'Europa ha rivolto nei nostri confronti nella fase di inizio della pandemia di Covid-19, forse queste posizione è cambiata. Inoltre l'atteggiamento restio e lento nei confronti dei Coronabond proposti dall'Italia sembra dimostrare che l'Italia non sia proprio al centro degli interessi, soprattutto se si considera che i Bond potevano essere uno strumento in grado di sostenere la spesa degli Stati senza aggravare il debito pubblico, per gli interventi di sostegno a imprese e famiglie e contrasto all'avanzata del Coronavirus.

Però l'Ue spinge per il Mes, e cerca di "invogliare" sempre più l'Italia ad accedervi. Ma occorre renderla un po' più appetibile, o meglio dire, accettabile. Così il Direttore generale del Meccanismo Europeo di Stabilità tenta di rassicurare in un'intervista al Corriere della Sera, dicendo che le condizioni di utilizzo del Mes da parte della Grecia erano differenti perché erano diversi i tempi e le modalità previste per il rispetto degli standard. Ora per accedere si avrebbe come condizione solo quella di coprire i costi diretti e indiretti di sanità, cura, prevenzione per il contrasto al Covid-19. Secondo Klaus Regling, la questione Grecia è diversa da quella italiana per il semplice motivo che Atene chiese l'accesso al Mes per coprire una crisi di natura sistemica non nata da uno choc esogeno e imprevisto come può essere stato il virus. Questo insomma non può accadere per l'Italia, che al limite chiederebbe l'aiuto per via di un evento inatteso e che non comporta un risanamento generale dell'economia. Tanto è vero che il direttore ha anche voluto ribadire che "La condizionalità concordata all’inizio non cambierà durante il periodo nel quale la linea di credito è disponibile". Un modo per placare i dubbi di chi crede che il Meccanismo solo all'inizio sia senza condizionalità per le spese mediche per poi essere cambiato in corso d'opera.

Ma il sostegno a famiglie, imprese e partite Iva come verrebbe conteggiato? Per questa linea di credito sarebbe previsto che possano essere rimborsati somme pari al 2% del loro prodotto lordo (Pil) ma ancora non sono chiari

gli effettivi effetti che ciò comporterebbe.

Insomma, tutto è ancora incerto, mentre l'unica cosa certa è che si sta richiedendo di accedere ad un fondo, il Mes, in cui sono presenti anche i fondi stanziati dal nostro Paese.

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