Messina: «Intesa è allergica ai salotti»

L'ad di Ca de' Sass: «Voglio vendere tutte le partecipazioni. Telecom? Nessun contatto con Bollorè»

Non solo Carlo Messina vuole svuotare al più presto il magazzino dove Intesa Sanpaolo ha stipato per anni pacchetti azionari che la legano al capitalismo di relazione per un valore di libro che arriva a 2 miliardi. Il capo azienda di Ca de' Sass, quando guarda tra quegli scaffali, sembra quasi a disagio: «Sono allergico ai contatti con i poteri forti e con i salotti. Io esco da tutto», ha scandito ieri Messina. Per essere precisi il banchiere si riferiva in particolare a Telcom Italia, negando di aver avuto qualsivoglia contatto, Vincent Bollorè compreso, per il riassetto del gruppo di tlc (di cui sia Intesa sia Mediobanca sono socie tramite la holding Telco in via di rottamazione) da poco passato dall'orbita degli spagnoli di Telefonica a quello dei francesi di Vivendi.

La netta presa di distanza di Messina conferma però la fine del sistema-Italia com'era stato concepito nella stanze di Enrico Cuccia e reinterpretato da Giovanni Bazoli, presidente di Intesa. La «pulizia totale» è già stata infatti ordinata anche da altre due crocevia di Piazza Affari: le Generali di Mario Greco e Mediobanca, dove l'ad Alberto Nagel è arrivato ad augurarsi la fine dei patti di sindacato. Cioè delle stanze di compensazione che hanno retto per decenni la finanza dello Stivale.

Lo stesso Messina ha già scritto nel suo piano industriale di voler uscire, accordi di lock up permettendo, da tutti i salotti (e rispettivi poteri forti dove si era accomodata Intesa). A partire da quel laccio con Rcs-Corriere dela Sera (4,1%), ereditato con l'acquisto di Comit, ma da subito molto «coccolato» dal presidente Bazoli. Seguono, tra le altre ex partecipazioni nobili, l'ex Alitalia dei «capitani coraggiosi» (20%), i treni Ntv-Italo di Luca di Montezemolo e Diego Della Valle (20%), la catena alberghiera Nh Hotels (l'ex Jolly hotel della famiglia Marzotto) o la Camfin-Pirelli di Marco Tronchetti Provera (5,5% di Lauro 61). Tutte famiglie eccellenti e quote accumulate quando la banca abbinava ai finanziamenti corporate una certa dose di equity anche a tutela degli stessi. O assunte per evitare fallimenti, come nel caso dell'ex Risanamento di Luigi Zunino.

Certo, i margini sotto ridotti all'osso e gli esami europei, che assorbono una quantità di patrimonio inimmaginabile, richiedono scelte drastiche. L'aggettivo «allergico» sfuggito dalle labbra di Messina difficilmente farà tuttavia farà piacere al predecessore Corrado Passera, ora passato alla politica, che ha firmato gran parte di quelle operazioni e alla sua gestione (di cui peraltro Messina ha fatto parte).

Erano gli anni in cui il presidente Bazoli candidava ufficialmente Intesa al ruolo di «banca di sistema», tracciando una missione a metà tra il business e la responsabilità verso il Paese. Tutto questo con la benedezione dei grandi soci guidati dalla Cariplo di Giuseppe Guzzetti. Ora in cima c'è solo il business: come l'accordo appena siglato da Messina con la Export-Import Bank of China.

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