
Tasse, tariffe e pagamenti dei servizi non assillano solo i contribuenti ordinari. Anche il ministero tassatore sembra manifestare qualche disagio quando si tratta di saldare un conto, compresi quelli relativi a tributi locali. La Cgia di Mestre sabato ha segnalato il dicastero dell'Economia come un ritardatario cronico nel saldare le fatture. Un'anomalia da sanare, ha segnalato il segretario generale Giuseppe Bortolussi.
Dall'ultimo elenco del ministero di via XX settembre l'anomalia appare ancora più netta. Tra i pagamenti effettuati fino al 31 marzo 2015 ci sono ad esempio 12 fatture per 18 mila euro relative alla «tassa rifiuti». L'indicatore di tempestività dei pagamenti (una media ponderata dei giorni e delle cifre dovute) dava un valore di 84,46. Semplificando, il dicastero ha registrato un ritardo nel pagamento di quasi tre mesi oltre la scadenza della fattura. Strana partita di giro, dove il ministero che fornisce liquidità agli enti locali che ripianano i debiti delle loro società partecipate, deve dei soldi a queste ultime. Non è specificato se i pagamenti riguardino solo la sede centrale di Roma o anche di quelle periferiche.
Ma tra i pagamenti del ministero dell'Economia ce ne sono altri molto più sofferti. Ad esempio le spese postali. Sette fatture liquidate nei primi tre mesi dell'anno per 733mila euro e un ritardo di 189 giorni. Se si passa ai pagamenti più classici, quelli per beni e servizi dai privati, la situazione migliora un po'. Ci sono 10 fatture per 42 milia euro per «facchinaggi» con 91 giorni di ritardo. Poi 55 fatture da 880mila euro per «igiene ambientale» con un indice di «tempestività» di 71 giorni.
Come un cittadino comune, il dicastero si ritrova anche degli «oneri condominiali», una fattura da 26 mila euro pagata in 58 giorni. Un classico «arredi e apparecchi», con 17 fatture da 80mila euro e un indice di tempestività pari a 60 giorni. Stesso indice per le «manutenzioni», anche se le fatture arrivano in questo caso a ben 900mila euro.
Il ministero dell'Economia, se non altro, ha avuto il merito di pubblicare le sue tabelle. Difficile fare diversamente, visto che l'obbligo delle pubbliche amministrazioni a farlo è sancito da un decreto dello stesso dicastero. Meno solerte il resto del governo. Mentre molti enti locali e regioni hanno pubblicato i loro rapporti trimestrali e annuali con l'indice di tempestività dei pagamenti, molti dicasteri mancano all'appello. Almeno dai siti internet.
Quello della Giustizia informa che «gli indicatori di tempestività dei pagamenti potranno essere individuati non appena perfezionata ed implementata la piattaforma della Fattura elettronica». Il sito della Funzione pubblica ha una pagina dedicata il cui contenuto «è in corso di acquisizione presso gli uffici titolari di dati o di documenti». Mentre molte scuole singole si attrezzano e calcolano l'indice, il ministero dell'Istruzione non dà informazioni sugli ultimi pagamenti («Pagina in costruzione data ultimo aggiornamento 17/10/2013») mentre c'è l'elenco di quelli scaduti ai tempi del decreto sui debiti della pubblica amministrazione.
Un classico dell'italia. Sull'onda dell'emergenza si fanno norme, fin troppo vincolanti. Salvo poi non applicarle. Vizio che, riguarda anche l'amministrazione centrale dello Stato.
«Non è giustificabile», protesta Bortolussi, il fatto che una buona parte della Pa, «a distanza di quasi due mesi e mezzo dalla scadenza prevista per legge, non abbia ancora pubblicato sul proprio sito internet alcun dato». La «trasparenza, spesso invocata a parole dai politici o dai dirigenti pubblici, stenta ad affermarsi nei fatti».