Made in Italy senza Italy? Un titolo provocatorio per il convegno su moda e lusso organizzato da Pambianco e Intesa Sanpaolo, aperto dalla lista delle griffe italiane cedute negli ultimi 10 anni a gruppi stranieri, in testa i colossi francesi Lvmh e Kering (ex Ppr). Un elenco lunghissimo, da Gucci a Fendi, da Bottega Veneta a Loro Piana, in netto contrasto con i pochi marchi esteri acquisiti da gruppi italiani: e qui la parte del leone la fa Luxottica, con Ray Ban fiore all'occhiello. In realtà, moltissimi marchi stranieri fanno produrre in Italia il top di gamma della loro produzione; «l'Italia sta diventando la Cina del lusso», è il paradosso usato da David Pambianco per descrivere una situazione pericolosa soprattutto per le aziende più piccole, svantaggiate sui mercati internazionali. Indispensabile quindi trovare nuove risorse, ad esempio l'apertura del capitale a un fondo di private equity.
Come Clessidra: «Stiamo studiando il dossier Versace- ha detto l'ad Claudio Sposito - ma guardiamo anche ad alcune aziende della fornitura». Ha scelto invece la strada della quotazione Lapo Elkann, sull'Aim con Italia Independent: «Abbiamo rimesso in azienda l'80% dei proventi, stiamo crescendo e il 14 novembre apriremo in via Montenapoleone».La moda guarda alla Borsa per non passare allo straniero
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