
Buongiorno direttore,
sono un Suo coetaneo che fino all'arrivo del Covid ha lavorato 16 ore al giorno per 57 anni ed a causa di varie patologie aggravatesi si è posto in quiescenza. Ora seguo il dibattito politico a morsi e salti poiché chiudo i contatti come i pollai si agitano detestando le mille voci sovrapposte e quando le millanterie e le menzogne superano i limiti della decenza.
La mia domanda che le manifesto riguarda la pretesa certezza delle opposizioni al governo di battere «queste destre» alle prossime politiche: in virtù di quale miracolo? Ecco da dove nasce questa presunzione, da campi
larghi? Da acquitrini palustri? Da improvviso virus dell'alternanza? Da tre anni i cittadini italiani assistono a giornaliere denigrazioni e millanterie basate su arroganti presunzioni senza alcuna causa reale e considerare minimamente la reputazione che solo negli ultimi 15 anni sia i partiti che i personaggi si sono costruite fabbricando disastri su disastri. Il Paese ereditato da Giorgia Meloni era un malato terminale che oggi riesce a nutrirsi indipendentemente con prognosi ottimistica e che si è meritato il ruolo di protagonista per le prossime legislature. E gli altri starnazzanti pretendenti alle nozze con Penelope oltre insulti
ed isterie cosa mettono sul piatto delle offerte alla società impoverita da un trend insostenibile di chi fa della incapacità il proprio curriculum politico? Cosa ne pensa: è forse il caso che un oratore si alzi nell'emiciclo e pronunci un «Quo usque tandem abutere....» quale novello Cicerone?
La ringrazio per l'attenzione.
Italo
Caro Italo,
ti ringrazio per la lettera lucida e ironica, come raramente se ne leggono. Mi rallegra sapere che, dopo 57 anni di lavoro, e non di chiacchiere, hai ancora l'energia per indignarti davanti allo scempio quotidiano della politica, in particolare di quella sinistra che, per trovare la rotta, dovrebbe chiamare un rabdomante. Sai, io, invece, non mi indigno più. Perché l'indignazione deriva un po' anche dallo stupore, e ormai sono avvezzo a tutto quello che ci circonda, soprattutto alla ipocrisia ideologica e alla inconsistenza istituzionale di una sinistra che si occupa di tutto meno che di ciò che conta, si occupa di tutti meno che degli italiani.
Mi domandi da dove nasca questa illusione, questa febbre da delirio di onnipotenza che porta Elly Schlein, con sguardo allucinato e labbra tremanti, ad annunciare che la sua coalizione «prenderà le Marche» e, subito dopo, l'intera Italia. Ebbene, ti rispondo: da un'autoipnosi collettiva. Da un'abitudine al fallimento talmente radicata da averli convinti che ogni sconfitta sia in realtà solo l'antipasto di un trionfo. Anzi, quante volte questi finti democratici hanno perso ma ci hanno spiegato che, in verità, avevano vinto? Lo fanno sempre. Roba che ci chiediamo se ci stiano con la testa. La loro illusione deriva altresì da una negazione patologica della realtà, che li porta a credere che chiunque non voti a sinistra sia un fascista da redimere o, peggio ancora, un ignorante da compatire.
Schlein e soci (più soci che Schlein, a dire il vero, visto che ogni volta che questa donna parla dimezza i consensi) vivono in una bolla ideologica, una Disneyland della retorica, dove le priorità sono lotta al fascismo (morto da ottant'anni), declinazioni delle parole, patrimoniali su chi lavora, tutela dei centri sociali e gender fluid anche nei tombini. E quando si svegliano dal sogno, vedono l'Italia che lavora, che produce, che chiede sicurezza, crescita, sviluppo. E allora s'innervosiscono, insultano, gridano al pericolo autoritario, cercano fascisti sotto i letti, e dichiarano guerra all'«onda nera» ogni volta che perdono voti, ovvero ogni giorno. Pensano che guidare l'Italia sia come organizzare un gay-pride. Ma con chi pensano di vincere? Con Fratoianni, che in confronto a Che Guevara sembra un consigliere di condominio frustrato? Con Bonelli, che ogni volta che vede una fabbrica chiede scusa agli alberi? Con Conte, il predicatore decaduto che scambia il Parlamento per un set di Uomini e Donne? Con De Magistris, che a Napoli ha fatto più danni dell'eruzione del Vesuvio? E ovviamente con Elly Schlein, che rappresenta l'ideale perfetto di un elettorato che non esiste: radical chic, globalista, anticapitalista col Rolex, e finto progressista col conto in banca.
La verità è che la sinistra italiana ha smarrito il popolo, perché non lo rappresenta più. Anzi, lo disprezza. Tratta gli operai come cavernicoli, i commercianti come evasori, le casalinghe come frustrate, gli imprenditori come delinquenti, i patrioti come pericolosi sovversivi. E poi si stupisce se l'elettorato
l'abbandona in massa. I progressisti sono convinti che l'unico popolo degno di rispetto sia quello delle Ong, dei centri sociali, degli occupanti abusivi, dei gender officer, degli attivisti in crociera per Hamas. Nel frattempo, il governo Meloni, nonostante mille difficoltà, tiene botta. Il consenso cresce, così la fiducia, così l'occupazione, e cresce come non accadeva da 17 anni, i conti sono in ordine, le aziende ricominciano ad assumere, la credibilità internazionale è stata ristabilita. E mentre Giorgia lavora in silenzio, la sinistra si esibisce in conferenze stampa farneticanti dove si denunciano pericoli immaginari, tipo il ritorno delle camicie nere o l'abolizione del suffragio universale. Tu hai perfettamente ragione: il Paese ereditato dal centrodestra era un malato terminale, che cercava di trarre ossigeno dal reddito di cittadinanza. Oggi cammina, mangia da solo e ha pure un filo di appetito. Non sarà ancora pronto per una maratona, ma almeno non è più in coma farmacologico come quando governavano loro con i «tecnici», gli avvocati del popolo e le sardine.
Te le ricordi le sardine? Quanto al tuo accenno al «quo usque tandem abutere», lo condivido in pieno. Ma attenzione: rischia di essere latino sprecato con chi, se non si traduce con gli asterischi e le «u» rovesciate, non capisce. O non vuole capire.