Piero Montani prova a chiudere ilnodo esuberi di Bpm entro settembre e sferra altri due colpi al cuore del «sistema» che per anni ha dominato Piazza Meda: il piano industriale, consegnato ieri dal direttore delle risorse umane Giovanni Rossi alle parti sociali, tradisce infatti la volontà di avere mani libere nella risistemazione dei quadri direttivi e ufficializza l’obiettivo di impostare un nuovo modello di relazioni sindacali.
Il primo punto significa che molte poltrone «politiche» del passato saranno cancellate dalla «flessibilità » prevista dal contratto nazionale per l’utilizzo dei quadri. Il gruppo, e questo è il secondo attacco, si dice poi «disponibile» a superare l’accordo sindacale in essere (datato 16 maggio 1991!) prima della scadenza del 2013.
In pratica, crolleranno i permessi sindacali che oggi vedono un monte ore doppio rispetto a quanto accade altrove.
Il documento dettaglia, inoltre, dove si trovano le mille «eccedenze » previste dal piano che dovrebbe portare Bpm a tagliare 70 milioni di costi: la metà dei mille esuberi cammina nei corridoi della sede, 300 nelle strutture di rete (le aree territoriali) e altri 200 sono legati alla cancellazione delle controllate per adottare il modello del «Bancone».
Le trattative riprendono il 3 settembre e la minaccia di una sforbiciata ai permessi sindacali inserisce un’ulteriore variabile «tattica » nella vertenza riguardante l’accompagnamento alla pensione di 700 addetti. I sindacati non sono disposti a rinunciare agli incentivi, tuttavia la banca avrebbe già fatto capire che, se non saranno raggiunti gli obiettivi su base volontaria, passerà alle vie di fatto.
Il punto di incontro si potrebbe trovare concedendo «un bonus velocità » (2 mesi) a chi sarà più celere ad andare in pensione. Ma più i premi saranno generosi, meno spazio ci sarà per l’integrativo («Cia») , anch’esso disdettato e secondo il vertice - da riscrivere.
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